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al testo proposto da Marisa Madonini
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Omaggio a Emily Bronte nel bicentenario della nascita
Si pensi alle parole di Cathy in un passo giustamente celebre di Cime tempestose: dal capitolo IX 'I miei più grandi dolori in questo mondo sono stati i dolori di Heathcliff; io li ho scrutati, e sentiti tutti uno per uno, sin dal principio: nella mia vita il più gran pensiero è lui. Se tutti gli altri perissero e lui restasse, anch’io continuerei ad esistere: e se tutti gli altri restassero e lui fosse annichilito, l’universo mi rimarrebbe totalmente estraneo. Il mio amore per Linton è come il fogliame nei boschi: il tempo lo muterà, lo sento bene, come l’inverno cambia le chiome degli alberi: il mio amore per Heathcliff rassomiglia alle rocce eterne sotto terra: una sorgente che dà poca gioia visibile ma necessaria. Nelly, io sono Heathcliff ! Egli è sempre, come nella mia mente: non come gioia, come io sono una gioia per me stessa, ma come il mio stesso essere'.
La passione erotica è, precisamente, questa perdita non della vita, dell’onore, o della virtù, ma del principio stesso d’identità. La passione è fusione. Dopo queste parole, non è più importante se Cathy sceglie di sposarsi con un altro; quell’atto istituzionale e pubblico è completamente secondario rispetto al rapporto passionale che la unisce a Heathcliff. Cime tempestose non contempla la prospettiva sociale del matrimonio, che esiste in quasi tutti i romanzi sentimentali. Al contrario, la passione è radicalmente anti-istituzionale. Paragonabile solo all’amore che si deve approvare per la Divinità, amore che si esprime come assoluto perché è in rapporto con un assoluto, la passione di Cathy per Heathcliff è “blasfema”. L’intensità del romanzo della Brontë si fonda su questo assoluto passionale che evoca quello religioso. La passione assoluta è tragica, giacché non c’è possibilità di ricomposizione istituzionale, domestica o sociale dell’amore. Sulla passione non si costruisce un futuro, come lo si costruisce sull’amore quando vince gli ostacoli. La passione non vuole né il matrimonio, né il possesso fisico del proprio oggetto: questo desiderio, che pure esiste, è secondario rispetto all’assoluto. Nella passione non c’è felicità ma fusione o, come nel Werther, morte». Beatriz Sarlo Il romanzo sentimentale, 1700 – 2000 Ne Il Romanzo, vol II, Le forme. Einaudi , Torino 2002 |
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