Per accogliere tanto flutto, tra le tue pupille adorne di sale, devi essere un minuscolo infinito che viaggia a lungo aprendo la notte in un giorno bellissimo. Altro non so. Con la scia della tua grazia, fra le dita strette e i palmi uniti come un nido alle sue nozze, ti porto l’acquabuona, quel poco d’oro del mio fiume per bagnare il castello, l’odore di more prese nei fossi e una lucertola, scolpita nel legno. Tra le mussole dei sogni mi togli dal viso i capelli, e tutto è così perenne sulle tue gambe, brani d’ali giganti. La giumella del semplice -ripeti- per tenere insieme le cose, per le offerte, dalla fontana alla bocca, le nostre piccole urne. Siamo stati angeli nell’acqua, terra lenta, resine e scorze dei pini, alberi pieni di anelli. Tra le pieghe della carne poco prima della nona lunazione delle braccia tese, mi hai promesso i segni riuniti dei nostri Natali, quelli più piccoli. Ora la casa respira come una perla vera e sotto il sole il tuo nome crea l’ombra come un grande albero che tiene le sue assise nella luce.
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amina narimi
- 25/08/2016 23:06:00
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Come in un vaso poroso entrano in dono le vostre parole tra le mie mani d’argilla rendendo prezioso il vuoto che contengono. Grazie sommessamente grazie
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Paolo Ottaviani
- 25/08/2016 20:44:00
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Non cè alcun segno, alcun dato o qualsivoglia indizio che aiuti a "storicizzare" la poesia di Amina. Tutto si muove, tutto avviene in una perenne, gioiosa e generosa eternità: qui, nelleterno, prendono vita i gesti semplici e quotidiani come quelli della congiunzione delle mani per prendere e donare acqua... gesti che sono stati nostri già prima della nostra venuta al mondo e che, divenuti poesia, ci fanno intuire, liberandoci da ogni paura, un altrove felice...
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paolo polvani
- 17/08/2016 21:57:00
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Con la scia della tua grazia hai aperto un orizzonte luminoso di bellezza e di gioia; ti ringrazio!
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amina narimi
- 17/08/2016 17:19:00
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siete il sale sulla mia semplice tavola di fiume, siete la treccia di fili che messa nellolio delle lucerne mantiene viva la fiamma e laria stessa che lalimenta, siete madrepore che mi tendono le mani Grazie, con lanima nuda, grazie
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Gil
- 17/08/2016 09:35:00
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È probabile che la critica letteraria più accorta, riconosca la grandezza di un’opera d’arte dalla presenza o meno in questa del sorriso enigmatico di una Gioconda, perché l’opera d’arte è forma senza forme definitive, altrimenti è architettura d’ingegno, creatività di opera ma non ancora arte (si dirà: stai delirando, una poesia è il suo testo. No, si applica il teorema della Gioconda sempre nellatto del leggente, semmai si pone il dubbio se vi sia il lettore nel leggente, di cui lassenza rende inapplicabile il teorema). Sulle basi della premessa, allora riconosciamo nella " Giumella del semplice" una nuova "scoperta" -che nulla sinventa ma solo si scopre - artistica della poetessa Amina Narimi, che nasconde nel lenigma del sorriso la voce che lintima intima a sé stessa; ed il lettore che vive nel leggente passerà ore ad ore ad ascoltarne la voce; e sarà allora con le mani raccolte a ciotola il mendicante di luce che bussa a questa poesia, capolavoro dellamore, pudico erotismo della parola, discendente dallalto come pioggia benedetta che alcuna terra le rimarrà estranea. Non me ne voglia la sublime Amina se, contrapposta alla sua spirituale voce, sta con "la giumella" non del semplice ma delluomo dei sensi, la mia terrestre carnalità; ma così è del mendico: nutrirsi del pane buono che gli viene offerto dal cuore generoso dellaltro, che gli redime per un pasto la sua miserrima condizione dindigente e lo eleva alla dignità dello stesso spirito, insegnandogli un modo migliore di esistere. Amina, mai di te abbastanza bene si dirà.
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Franca Alaimo
- 15/08/2016 23:13:00
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Questi versi confermano le caratteristiche salienti della scrittura poetica di Amina: labbattimento di ogni confine spazio-temporale e, p di quello che apparentemente sembra diversificare e dividere, attraverso le forme, lunità del Tutto. In questa unità archetipa sincontrano vivi e morti in una ripetizione damore e di ricordi che fa vivo e perenne il rapporto. Per giungere a questi esiti ci vuole una vera e propria potenza visionaria. Amina la possiede.
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amina narimi
- 14/08/2016 23:22:00
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Grazie Annamaria, ieri sono stata a trovare il laghetto azzurro ai piedi del boscovecchio, la risorgiva dei cervi, e mentre facevo quel gesto con le mani per inumidire un tronco secco poco lontano, che chiamo la vecchia ballerina, ecco... mentre lei diventava luminosa io mi sono commossa...
Grazie Giovanni, sì. Non lo scudo di Achille o la farina di Eliseo, a volte basta a salvarci la cipolla di Dostoevskij tesa e raccolta tra una mano e laltra. Sono passata al parco, da lontano mi è parso di non scorgere la panchina o che fosse appena andata via, poi, avvicinandomi, i geni degli alberi mi hanno fatto salire, trasformando la vista in percezione ..trasparente. La verità cammina, come ogni panchina a questo mondo e in quello accanto.
Grazie Laura, è vero non esiste al mondo "cosa" che non sia in relazione con unaltra neanche la.tomo, composto da particelle subatomiche,lui stesso,lindivisibile accoglie e si offre..
Con gli occhi pieni di voi, grazie dei doni e Buon Ferragosto
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Laura
- 14/08/2016 18:38:00
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Immagini bellissime, cara Amina, ma più di tutte mi colpisce questo cavo delle mani che tiene insieme le cose, questa concavità che è accoglienza e al tempo stesso offerta. Un grande abbraccio
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Giovanni Baldaccini
- 14/08/2016 14:04:00
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si, un po dacqua buona e i Natali più piccoli: dovrebbe essere sufficiente. :-)
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Annamaria Pambianchi
- 14/08/2016 10:30:00
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Ma questo è il mondo raddrizzato che ognuno sogna.... Grazie per questo uso visionario della parola che ci fa trasalire.....
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