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al testo di Emilia Filocamo
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Di tutte le cose che vorrei, quella sarebbe la più prodigiosa. Porterebbe il tuo nome, la tu faccia rimpicciolita con orgoglio. Non so se sarà mai chiamata, se metterà carne o impalcherà la molle architettura con femorini acuminati e vivaci, giunture ansiose. Per ora se ne sta annodata, ancora implume. Informe. La macchia senza direzione di blu o di rosa non punta, non scalcia. Un tarlo che mi intasa il sonno, dallo sguardo bellissimo e la statura egregia. So che ti somiglierebbe per come sai ammaliare il mondo. Un verricello per spurgarmi in urlo con la schiena appaiata ai tuoi colori. Da me vorrei dragasse solo il buio occhio che mi occlude. Per un giorno sapere il mio ventre in affanno, ed esploso. Bianco come i cavalli quando smettono la corsa più stanca. |
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