LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Amina Narimi
|
||||||||||
Non ci sono libri sulla cima a Monte Sole, non ci sono altro che le nostre gole e solo amorose leggere mani quasi in sogno tra l’antico bambino e i morti. Chi è dentro? Chi si muove di continuo come un bosco?
In uno spazio di canto e di esilio magnificate dalla piccola statura di un prato incomparabile sono state a lungo in piedi le nostre ginocchia coronate a respirare il bene del muschio indovinato come una casa abitata. “ Tu, quanti anni avevi allora? -quasi in un responsorio, mi dici- come te uno meno uno più di te- nella tensione immobile di un animale in muda- Oggi vediamo con gli occhi delle foglie cresciute, nel viaggio fino a terra, con la meta al loro fianco, dove i due mondi si scambiano segreti avanzando di ritorno, impariamo a trovarci." Ohh sì..
Dove tieni asciutte le tue cose, sul tavolo, parola per parola tocco, nell’arca delle madri, il legno scuro, intorno al tuo carteggio la prolunga di un’anima, levigata dall’acqua.
Ed io, tu che sei Ora, io, dall’altra parte del mondo, sollevata all’ultima solitudine ti mostro questa manica nella quale è caduta la neve, accanto ai pastori, tra gli incolti meravigliosi attorno casa, questo dolore che indosso come un filo solo di perle, e, un passo avanti, Luca, nel ghiaccio del sole che lo investe.
Silenzioso compagno tra le pieghe meglio sepolte conosci la gioia, nel lento chiudere le palpebre del fiume, la portata, l’una nell’altra. E tutto in accordo in esse riposi, nel tuo miracolo salato
nessuno sa fin dove accanto, con i segni delle dita, poco a poco, per radice. Lì, cadendo, già trascorso intravedo il nostro petto bianco ancora in cima a Monte Sole. Questo è tutto quello che sappiamo
dell’acqua che va insieme con il peso assunto nelle altezze. Saremo casa, tra i giunchi che si allargano e il nostro nome che contiene il più antico benvenuto nel sigillo del natale. |
|