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Sostiene Pereira

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Per ricordare Tabucchi, un estratto del suo libro più celebre (e ancora avvincente) 'Sostiene Pereira', pubblicato nel 1994. Nello stesso anno della pubblicazione il romanzo riceve il Premio Campiello



Dal capitolo 4
[...]Sostiene Pereira che si sentì più sollevato, finì la sua limonata e fu tentato di prenderne un'altra, ma era indeciso, perché non sapeva quanto tempo Monteiro Rossi voleva ancora trattenersi. Così domandò: che ne direbbe se prendessimo un'altra bibita? Monteiro Rossi acconsentì, disse che aveva tutta la serata a disposizione e che avrebbe avuto voglia di parlare di letteratura, lui ne aveva così poche occasioni, di solito parlava di filosofia, conosceva solo gente che si occupava unicamente di filosofia. E a quel punto a Pereira venne in mente una frase che gli diceva sempre suo zio, che era un letterato fallito, e la pronunciò. Disse: la filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità. Monteiro Rossi sorrise e disse che gli sembrava una bella definizione per le due discipline. Così Pereira gli domandò: e cosa ne pensa di Bernanos? Monteiro Rossi sembrò un po' disorientato, da principio, e chiese: lo scrittore cattolico? Pereira assentì con un cenno della testa e Monteiro Rossi disse a bassa voce: senta, dottor Pereira, io, come le ho detto oggi al telefono, non è che pensi molto alla morte, e non penso neanche troppo al cattolicesimo, sa, mio padre era ingegnere navale, era un uomo pratico, che credeva nel progresso e nella tecnica, mi ha dato un'educazione di questo tipo, era italiano, è vero, ma forse mi ha educato un po' all'inglese, con una visione pragmatica della realtà; la letteratura mi piace, ma forse i nostri gusti non coincidono, per lo meno per quanto riguarda certi scrittori, però io ho un gran bisogno di lavorare e sono disposto a fare i necrologi anticipati di tutti gli scrittori che lei desidera, anzi che desidera la direzione del suo giornale. Fu allora che Pereira, sostiene Pereira, ebbe un moto d'orgoglio. Trovò seccante che quel giovanotto gli facesse una lezione di etica professionale, insomma, lo trovò arrogante. E allora decise di scegliere lui un tono arrogante e rispose: io non dipendo dal mio direttore nelle mie scelte letterarie, la pagina culturale la dirigo io e io scelgo gli scrittori che mi interessano, perciò decido di affidarle il compito e le lascio campo libero, avrei voluto suggerirle Bernanos e Mauriac, perché mi piacciono, ma a questo punto non decido niente, a lei la decisione, faccia quello che le pare. Sostiene Pereira che sul momento si pentì di esporsi così tanto, di rischiare col direttore per lasciare via libera a quel giovanotto che non conosceva e che gli aveva candidamente confessato di aver copiato la sua tesi di laurea. Per un attimo si sentì intrappolato, capì che si era messo in una situazione stupida con le sue stesse mani. Ma per fortuna Monteiro Rossi riprese la conversazione e cominciò a parlare di Bernanos che apparentemente conosceva assai bene. E poi disse: Bernanos è un uomo coraggioso, non ha paura di parlare dei sotterranei della sua anima. E a quella parola, anima, Pereira si sentì riavere, sostiene, fu come se un balsamo lo avesse sollevato da una malattia e così chiese un po' stupidamente: lei crede nella resurrezione della carne? Non ci ho mai pensato, rispose Monteiro Rossi, non è un problema che mi interessa, le assicuro che non è un problema che mi interessa, potrei venire domani in redazione, le potrei anche fare un necrologio anticipato di Bernanos, ma francamente preferirei un elogio funebre di Garcia Lorca. Certo, disse Pereira, la redazione sono io, sto in Rua Rodrigo da Fonseca numero sessantasei, vicino alla Alexandre Herculano, a due passi dalla macelleria ebraica, se trova la portiera sulle scale non si impressioni, è una megera, le dica che ha un appuntamento con il dottor Pereira, e non le parli troppo, deve essere un'informatrice della polizia.

Pereira sostiene che non sa perché disse questo, forse perché semplicemente detestava la portiera e la polizia salazarista, il fatto è che gli andò di dirlo, ma non fu per creare una complicità fittizia con quel giovanotto che ancora non conosceva: non fu per questo, il motivo esatto non lo sa, sostiene Pereira.

 Marisa Madonini - 29/04/2020 14:28:00 [ leggi altri commenti di Marisa Madonini » ]

Grazie del simpatico commento. Vero quello che lei dice sul custodire quel ’certo senso di libertà ’ . Questo romanzo, scorrevole e ben congegnato nella trama,anche nella rilettura, conserva buoni spunti di riflessione e libera emozioni e sentimenti vari : sempre attuale il tema della resistenza all’oppressione e alla violenza.

 Giuseppe Paolo Mazzarello - 25/04/2020 23:28:00 [ leggi altri commenti di Giuseppe Paolo Mazzarello » ]

La ringrazio di avere proposto una pagina originale e interessante. Ricordo il bel film omonimo interpretato da Mastroianni, che rendeva bene la complessità del protagonista. Eravamo ragazzi all’epoca della "Rivoluzione dei Garofani"...Oggi ascolto più volentieri "Uma Casa Portuguesa", se penso al Portogallo. Conosco chi vorrebbe andare colà a fare il pensionato, e chi, dopo essersi sposato, ha fatto il Portoghese involandosi. Chi ha proposto "Sostiene Pereira", come Lei, ha comunque un certo senso di libertà, considerando che - sia pure agli sgoccioli - oggi è il Venticinque Aprile. La saluto con mia "alegria de pobreza".

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