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al testo di Massimo Celegato
Avuncola
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Nelle tue rughe una sapienza antica; nei tuoi occhi una luce mai sparita. Nella tua voce il canto della storia, nelle tue mani il dono di una memoria. Guardi nel vuoto futuro con occhi che sanno di pianto duro, con strazio di malcelato dolore, con suoni ancora ricchi di calore. Della bellezza orgogliosa resta una pelle grinzosa, del dolce sorriso, che ti illuminava il viso, resta vaga una mezzaluna, abbozzo di inesperta Fortuna. Né la tua voce si flette commossa, né le tue rughe mostrano le ossa. Né le tue dita posano sui ricami, né i tuoi occhi su coloro che ami. Spente le vive luci al domani, giunte in preghiera le mani; posi le tue membra corrose e, se mai dei tuoi voli di gioventù lo zefiro del passato ti riporta le rose, a danzare incominci tu, le labbra schiuse al tenue sorriso, misera rugiada al secco tuo viso. Allora in un'esaltazione di vittoria i tuoi occhi di antica cerbiatta ritrovano i ruscelli della memoria, torrenti di una scrosciante commozione, che fa vibrare il canto sulla tua voce d’emozione. "Dove vanno, avuncola, i canti dei vecchi?" A preparare la culla che li accoglierà bambini, dove i desideri sono come specchi di sogni che non hanno più confini.
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