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al testo di Alberto Rizzi
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A volo venuti a volo, a volo divisi i gruppi di volatori stanchi ancora qui nel cièl’ubriàcostìnto ali lassù nell’unt’ària color di grìgiopiòggia e ancora via poi ali sul vuoto di palazzi su vicoli e in basso poi rifiuti…
E le fiamme arànci’argènto lùcidipòrto e riflèssod’àcqua nel tardi d’una sera liquida e sempre
dovunque presente l’eternità del cosamuòredéntro che t’accende i polmoni
E ancora, ancora via
(ascolta, ascolta il vento negli occhi dei subumani abràncospàrsi, e nulla si salva: o noi o loro, comunque.)
perché avrà l’urlo di gelo dell’addio il mio prossimo ritorno
sarò qui a morirne la fine fra gli occhi d’una chiesa e qualùnquecòsa si sbocci a pélod’àcqua come spògliasàcra sèmpreprónta
Una figlia di Gennaio, sì questo Gennaio di quest’inverno perché SóraMòrte vive di tempo presente ci mostra la sua fàcci’apèrta offerta d’un’avventura cui non convien mancare questo Gennaio questo
quando il tempo si fa respìrd’apnèa in lùnghimési e àttim’impossìbili e sui muri su’ mùr’infracidàt’a secco delle case sol si muove l’ombra di chi vola ha volato volerà in fuga dall’amàropresènte vostro assieme a
(tratta dalla raccolta "Luoghi accettati", autopubblicata nel 2001) |
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