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al testo di Klara Rubino
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Non è più quello che vedi Madre Il sogno che sognasti non è più lo stesso sogno Ora veste ciclamino Ha una coroncina discreta A quattro voli di velo dalla Sommità della nuca.
Una percezione vasta e potente Dalla direzione circolare e trasversale. E’ un alone, un manto Come ali di falena.
I capelli si intravedono appena Lampanti gli occhi scuri Due lunghi rami Come braccia aperte uno parte dal cuore l’altro dal ventre: il padre e la madre.
Un corpo che tocca terra Come una piramide e Un grembiule che sa Di nutrimento e pulizia. E’ la lava del vulcano E quei rami zampilli a Creare nuove terre, chissà poesie!
Ti rincorrevo e t’inseguivo Scappavi e svincolasti finché Ti fermasti Un grande tavolo di legno massello ci separava Ti lasciasti tutta guardare.
Intanto io mi divincolavo e cercavo Di slegarmi e scendere dal lettino L’infermiera mi teneva Il dottore aspirava le tue radici Dal fato, m’hanno detto, strozzate.
Al risveglio eri stata estirpata Come non avessi mai attecchito… Come avessi io di nuovo quindici anni. Eppure tu continuamente viaggiavi qua e là Mentre le onde accarezzavano il mio corpo Quando il sole scaldava Quand’ero felice quand’ero triste Anche tu quello che assaggiavo anche tu.
No, io che avevo assaporato la divina compagnia Non avrei più avuto il corpo incosciente Di una quindicenne.
Adesso questo mi ventre nero era Terra di madre Reduce da incendio.
Dimmi cosa avevi da insegnarmi Insieme ad imparare Allora Sofia scelsi il tuo nome Promettimi che ci rivedremo Se lo vorrai.
Mentre girano le chiavi tutto si trasforma Ma c’è un passaggio che resta sempre aperto. Nell’anima scura e pura è un luogo Dove scivolare.
E tutto quello che è accaduto Come non fosse mai caduto.
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