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Tolte le scarpe perso il borsellino
baci in fronte pel mio bel bambino
vibrante fuoco vivo nel camino
legna finita morto l’accendino.

L’ombrello scaraventato nel fosso
accolto pioggia sbatacchiarmi addosso
fissato lacrime su dolenti occhi
mani tue perse coi loro tocchi.

Girato scalza per eterni mesi
veduto nazioni città paesi
subìto insulti pugnalate e sputi
sguardi schifati o ancora peggio muti.

Senza più dio a redimer peccati
nessuna perla per gli stolti ingrati
calli sui piedi le ferite al cuore
sprazzi di sole tra scie di dolore.

Sabbia su pelle la faccia incrostata
denti cadenti una vecchia invecchiata
il vuoto mangia veloce s’espande
toglie le voglie da mute mutande.

Un mondo magro che spietato inghiotte
truppe di talpe trottolanti a frotte
su barche rotte perse in tetre rotte
bramanti soldi luci nella notte

e squali a caccia d’ascesa sociale
d’ori e rubini sui corpi sfoggiare
anime chiuse in oscure prigioni
siano essi schiavi oppure padroni.

Stanche alla casa le orme son tornate
sudicie stanze vuote e abbandonate
estinto il fuoco che le tenne calde
fuggito il lare che le resse salde.

Tu -mio compagno- morto e sepolto
il mio bimbo un sogno non raccolto,
rimangono in cielo il sole e la luna
alle domande risposte nessuna.

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