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al testo di Federico Zucchi
La nostra attesa
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La nostra attesa
Voi che volete estrarre dall’uomo ogni filone e innestare un chip che scopra i reperti subacquei dell’anima antica, voi che presto entrerete nei mitocondri e spoglierete le intenzioni fino a renderle chiare,
lasciate in pace la nostra attesa, questo imbarco dissestato dove i passanti si travestono da fantasmi e i vaporetti non dormono mai,
lasciate in pace la frontiera e permettete ai morti di partire con il loro fagotto d’amore e rimorsi e una scala che sale le rampe insolventi della preghiera, lasciate che i vivi possano perdersi nel Mar di Marmara di passioni non reperibili e infischiarsene della chiave d’accesso e connessione.
La nostra attesa si nutre del suo rapimento, lasciate al desiderio la sua mancanza, al vero la sua lacuna.
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Federico
- 10/04/2017 19:26:00
[ leggi altri commenti di Federico » ]
Grazie per le parole Leonora e Annamaria, bella sera!
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Leonora Lusin
- 10/04/2017 06:38:00
[ leggi altri commenti di Leonora Lusin » ]
Bellissima, tono da invettiva e ogni tanto ci vuole... Prediligo però la seconda strofa dove linvettiva cede a qualcosa di più dolente... Le invettive sacrosante hanno come dire una unica tonalità musicale, una coloritura inconfondibile: loro pregio e limite. Ciao Federico
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Annamaria Pambianchi
- 09/04/2017 20:31:00
[ leggi altri commenti di Annamaria Pambianchi » ]
Grande la tua capacità di misurarti con temi tanto complessi e tanto attuali. Come non concordare? Ma come dimenticare poi (quel poi non è un poi!) questi passaggi che mi incantano: ...permettete ai morti di partire con il loro fagotto d’amore e rimorsi e una scala che sale le rampe insolventi della preghiera, lasciate che i vivi possano perdersi nel Mar di Marmara .... ..... Lasciate al desiderio la sua mancanza, al vero la sua lacuna...
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