Scrivi un commento
al testo di Maria benedetta cerro
Dimora delle spade
- Se sei un utente registrato il tuo commento sarà subito visibile, basta che tu lo scriva dopo esserti autenticato.
- Se sei un utente non registrato riceverai una e-mail all'indirizzo che devi obbligatoriamente indicare
nell'apposito campo sottostante, cliccando su un link apposito, presente all'interno della e-mail, dovrai richiedere/autorizzare la pubblicazione del commento;
il quale sarà letto dalla Redazione e messo in pubblicazione solo se ritenuto pertinente,
potranno passare alcuni giorni. Sarà inviato un avviso di pubblicazione all'e-mail del commentatore.
Il modo più veloce per commentare è quello di registrarsi
e autenticarsi.
Gentili commentatori, è possibile impostare, dal pannello utente, al quale si accede tramite autenticazione, l'opzione di ricezione di una e-mail di avviso,
all'indirizzo registrato, quando qualcuno commenta un testo anche da te commentato, tale servizio funziona solo se firmi i tuoi commenti
con lo stesso nominativo con cui sei registrato: [ imposta ora ].
Questo messaggio appare se non sei autenticato, è possibile che tu abbia già impostato tale servizio: [ autenticati ]
|
DIMORA DELLE SPADE 1 Non dormire. E’ il giorno che passa. Una volta per l’ultima volta. Ascoltalo. Arrestalo. Guardalo negli occhi. Riconoscilo. E’ il tuo tempo. Non lasciarlo andare senza una parola. Io sono colei che ama tutte le tue fibre che le ascolta cantare come un pianoforte. Ecco la faretra in spalla esco per incontrarti. Non passare senza sfiorarmi. Sono colei che se l’ignori sguaina lo strale. 2 Le parole sono calamite che tolgono agli occhi la ragione del divergere. Di notte le inseguo. Sosto Cammino. Se le perdo rincorro a perdifiato stampelle tristi e ubriachi destrieri. Sotto le torri commuovo guardiani che non mi aprono. Poi divento piccola . Mi commisero mi abbraccio. Mi soccorrono i morti che non si rassegnano. Poi mi lascio in quel buio e torno indietro. La distanza è una palpebra che mi scaglia nel sole delle forme. 3 Cosa ti scrissi un giorno che non ricordo. Le parole aprivano varchi in attesa sentieri di vita sospesa. Annunciò tre volte il gallo l’alba dalle banderuole. E vennero dai pioli sconnessi dell’io i camminanti tre volte battendo sull’uscio. L’amore ha il cuore duro spranga sferza. A volte sul tamburo del sangue richiama la dispersa mente. L’amore spacca l’interezza. Dura persino la tenerezza. 4 Hai fatto il nido nelle mie ferite nel mio diurno spazio. Tuttavia per la neve benedicente delle margherite ti ringrazio. Per il breve dialogo che l’insidia e la fiducia hanno in me intrapreso. Quale invidia così a lungo ti aveva allontanato. Quale peso ebbe per te il saluto che l’amica soleva prima di andare stretta la vita con un braccio la bocca accostare all’orecchio Non sperare - dicendo - che a lungo ti lascio. 5 Hai messo al mio grido un recinto di spinose corde. Cosa vuole da me la tua dannata morte. Che io canti la sua allegria senza lacci ai piedi portandomi al braccio la sua cappa bruna. Che sia una la nodosa vita che la danzi sulle spade regalmente in bilico. Che non mostri il gran peso che mi porto dietro che trovi molle la pietra. Per udirmi cantare hai voluto il mio grido segregare e un silenzio allestire grave come la fine. 6 Metti una musica. Rachmaninov se vuoi. Tutto è così immobile eccetto la memoria che tormenta le cose. Chi ha detto che amano il silenzio. La scacchiera di Praga ha nostalgia delle torri - una tromba ne struggeva la vertigine agli occhi elevati dei passanti - Era di coralli e ambra l’Odigitria Signora coronata - il volto bruno segnato dalle spade - la sera che il sole di Polonia scendeva sul ritorno durato il tempo di un rimorso. 7
|
Lig E. Norant
- 08/05/2017 06:30:00
[ leggi altri commenti di Lig E. Norant » ]
Alla settima stanza fu negata la parola, perché tra leloquio del detto e lindicibile incompiuto si aprisse un sentiero la parola segreta, colei che gravida del seme dellInfinito risuonasse la metafisica della lingua, la partoriente il simbolo dentro la carne del segno.
Notevole scrittura, la Sua, cui ho voluto esprimere una piccola eco; scrittura notevole, dicevo, al primo approccio inquieta, in senso estetico prima ancora che contenutistico.
|
Leonora Lusin
- 08/05/2017 00:15:00
[ leggi altri commenti di Leonora Lusin » ]
Comincio da questa, per quello che posso.
Ecco la faretra in spalla esco per incontrarti. Non passare senza sfiorarmi. Sono colei che se l’ignori sguaina lo strale.
L’amore ha il cuore duro spranga sferza. A volte sul tamburo del sangue richiama la dispersa mente. L’amore spacca l’interezza. Dura persino la tenerezza.
Cosa vuole da me la tua dannata morte.
Maria Benedetta per me questo è il femminile di Dio che decide in modo coraggioso di farsi ascoltare e lo fa in un modo che suscita meraviglia e sgomento:senza nascondere la propria debolezza. Debolezza dove è nascosta una forza gigantesca. Grazie,leggerti, un balsamo e anche una spinta ad andare avanti, nonostante tutto. Che io canti la sua allegria senza lacci ai piedi portandomi al braccio la sua cappa bruna. Che sia una la nodosa vita che la danzi sulle spade regalmente in bilico. Che non mostri il gran peso che mi porto dietro che trovi molle la pietra. Per udirmi cantare hai voluto il mio grido segregare e un silenzio allestire grave come la fine.
|
Giovanni Baldaccini
- 07/05/2017 13:48:00
[ leggi altri commenti di Giovanni Baldaccini » ]
Il tempo e la parola, uno sforzo immenso di superare la caducità di entrambi, ununificazione impossibile attraverso leternità del dire, a volte mitico. Ma non sta a me "dire" se sia riuscita o meno. Un testo difficile, forse troppo lungo, in cui ci si può sperdere e dove, a volte, mi sperdo. Per evitarlo, questa è la mia rilettura e ricostruzione, per quello che vale.
Non dormire. E’ il giorno che passa. Cosa vuole da me la tua dannata morte. Le parole sono calamite che tolgono agli occhi la ragione del divergere. Di notte le inseguo. Sosto Cammino. Se le perdo rincorro a perdifiato stampelle tristi e ubriachi destrieri. Sotto le torri commuovo guardiani che non mi aprono. Poi divento piccola. Mi commisero mi abbraccio.
Un saluto, Maria Benedetta.
|
Ferdinando Giordano
- 05/05/2017 22:45:00
[ leggi altri commenti di Ferdinando Giordano » ]
La trovo ricca di sandali. in cammino come quei santi che si avviano a diventare ricchi di ceri votivi: questo modello di lingua mi sana. Grazie.
|
Laura Turra
- 05/05/2017 09:08:00
[ leggi altri commenti di Laura Turra » ]
Quasi poesia epica. Ogni stanza è una meraviglia, con versi poetici notevoli e da me molto apprezzati. Un caro saluto
|
|
|