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al testo di Ewa Lipska
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Testimoni
Sempre meno testimoni potrebbero confermare che questa era una vita con una fabbrica d’amore.
Che questo era un paese. Una strada. Un numero. Un vento che spargeva schiuma di latte.
Che erano ragazzi di un’altra dimensione. Ragazze a sirene spiegate.
La storia rendeva false testimonianze. Il tempo si scostava dalla verità.
I morti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Gli eredi non hanno chance.
Il coraggio
Il coraggio vive di momenti pericolosi. È sempre stato audace e intransigente. La tata ne ammirava la sicurezza di sé quando infilavamo le dita nelle prese elettriche e ci trafiggeva una lucertola nera.
Veniva con noi in vacanza. Teneva sempre d’occhio contusioni lesioni ferite. Poi saltavamo dalle rocce dritti in cielo. Ormai a nostre spese. Il rischio si fregava le mani.
Quando provavamo a resuscitare i morti a sangue freddo ci riempiva di proiettili mortali. Quando stavamo al davanzale della finestra diceva: vedo come un vecchio giocatore di poker.
In certi incidenti guerre catastrofi ci servivamo senza scrupoli di controfigure.
Oggi è sempre più spesso vittima dello stress. Di notte ci copre con una gragnola di domande. Rantola come un motore rabbioso e ha paura dell’altezza.
Il Big Bang
Forse è ancora vivo qualcuno che è stato complice della creazione di questo mondo?
Un artigiano. Un orafo. Un meticoloso orologiaio. (Lascio da parte divinità taumaturghi bari).
Forse è ancora vivo il cameriere che lo ha servito su un vassoio simile alla pinna di un disco volante?
O forse è ancora viva la miccia che ci ha spostati verso il rosso? (Secondo Edwin Hubble).
Una vecchia fune di canapa. Uno sbeffeggiatore di fuochi d’artificio e di girandole.
È sempre nei paraggi dei nostri incontri pirotecnici.
[ da Il lettore di impronte digitali, Ewa Lipska, Donzelli Poesia | a cura di Marina Ciccarini ]
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