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al testo di Bocchino Rosario
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Per tutto il tempo delle labbra si misura l’idea del vento con quell’eternità di fiato che fa strada. Perché sapere è un consumarsi alla fermata dell’autobus. Come le parole quando non sono affatto sorpresa, neanche per quell’ultimo lampione, come quell’inizio di onda che non ha più mestiere.
E se anche la voce della notte basta al silenzio, al cammino dei marciapiedi, rimane un triste sollievo di pioggia che lava il riflesso degli alberi, delle foglie spezzate, degli occhi andati.
Allora si dirà che il cielo è un’immagine cancellata, una giovane tenerezza senza significato. Un lontano avvicinarsi di gambe, di curve e piccole stelle scintillanti.
Stasera è strano l’eco del canto, muti pianerottoli opachi e un’ultima mano a cancellare i taxi. I bar spenti dalle insegne, una veloce dose d’altezza e un passo goffo d’invisibilità.
Mentre cado in qualcosa di simile al sogno, dentro una luna di portici modesti. |
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