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al testo di Rita Benedetti
Fiori di cactus
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Nebbia Latte Onda Sogno Madre Sempre Mai Tu... Mi affascina la terra lontana della parola pensare le origini perse nel tempo alla ricerca di sepolte radici... E mi fingo deserti di suoni indistinti poi dal mare dal vento da capanne di fango dal sudore dolore sbocciare fiori dai cactus germogli di parole per contagio allargarsi come gramigna E nascere sulle labbra dal seno dai sensi dall'odio dal canto da soffi di preghiere sillabe di sangue di musica e di spine. Il pensiero è parola infine.
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Ivan Pozzoni
- 01/01/2018 02:15:00
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Interessante, complimenti.
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Alberto Becca
- 17/11/2017 18:07:00
[ leggi altri commenti di Alberto Becca » ]
In questa lirica le parole diventano come icberg: sotto una apparenza scarna si nascondono montagne (di significati, di vissuti, di speranze, di illusioni, di tribolazioni); è una odissea della parola che da insieme "indistinto" di lettere via via diviene significato, suono, pensiero, modo e via di comunicazione; le parole (come i cactus) possono pungere ed apparire insignificanti, ma non è cosi: bisogna ascoltarle con pazienza, assaporarle, elaborarle, cercare di capirle (in definitiva anche le parole vanno sempre vissute, vanno rispettate e considerate
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Franca Alaimo
- 16/11/2017 23:36:00
[ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]
sicuramente è lamore per la parola che anima questo inconsueto testo, che trasforma in versi quella scienza delle radici delle parole e del loro divenire nel tempo che è la glottologia. Ma è anche un modo di tornare allorigine prima, alla sorgente, una sorta di nostalgia edenica.
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