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Proustianamente contro Sainte-Beuve

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Degli scritti il valore forse è spesso

proporzionale inversamente a quello

che di vita privata degli autori

sappiamo, oppur vorremmo noi sapere.

 

La loro produzione già soddisfa,

ed apre un mondo (dentro il quale entriamo

con interesse e con curiosità)

che par creato da un ignoto dio.

 

(E' solo quando appare assai mediocre

ciò che leggiamo, quando sol di sé

sembra saper parlare lo scrittore,

che nasce voglia del pettegolezzo. )

 Angelo Ricotta - 02/02/2018 15:52:00 [ leggi altri commenti di Angelo Ricotta » ]

"cosa cambia sapere (come si seppe poi) che Albertine non era Albertine, ma Albert?"

Secondo me cambia di molto se il nostro scopo è quello di capire a fondo l’anima di un autore e le sue peculiarità espressive. L’amore omosessuale, depurato da superficiali somiglianze, è profondamente diverso da quello eterosessuale. Queste differenze sono la manifestazione di una psiche sostanzialmente differente che non coincide né con quella femminile né con quella maschile e che si riflette sulle opere. Perciò il critico deve conoscere questi aspetti della vita di un autore per poter interpretare correttamente le sue opere.

 Angelo Ricotta - 02/02/2018 11:30:00 [ leggi altri commenti di Angelo Ricotta » ]

Anche oggi ci sono problemi con l’omosessualità. Direi più con quella maschile che femminile. Ma ciò dipende dalla prevalenza di una cultura maschilista per cui l’uomo deve essere sempre macho mentre "la donna è donna e tu una donna sei, che importa cosa fai" come cantava.
Non nascondiamoci che a nessuno farebbe piacere avere una figlia o un figlio omosessuali. Al meglio si è più tolleranti verso gli altri che verso se stessi o la propria progenie.
Comunque un problema sociale si pone: se diventassimo tutti omosessuali la specie umana si estinguerebbe. Non è detto che sia un male. Ad ogni modo direi che questa condizione contribuisce al controllo demografico che io reputo positivo, se non necessario. Infine l’ingegneria genetica sicuramente perverrà a sintetizzare la vita "in vitro" (antico sogno alchemico!) e così renderà inutili tutte queste dispute.

 Antonio Terracciano - 02/02/2018 09:34:00 [ leggi altri commenti di Antonio Terracciano » ]

Per scagliarsi con forza contro Sainte-Beuve, forse Proust avrà avuto dei motivi personali, il più imbarazzante dei quali era probabilmente la sua omosessualità che, ai suoi tempi, era meglio non mettere in evidenza (Marcel la nascondeva anche alla sua famiglia) ; ma, dal punto di vista letterario e psicologico, cosa cambia sapere (come si seppe poi) che Albertine non era Albertine, ma Albert?

 Angelo Ricotta - 02/02/2018 00:59:00 [ leggi altri commenti di Angelo Ricotta » ]

La distinzione che fa Proust fra interiorità ed esteriorità nello specifico contesto a me appare speciosa. Lo procedura critica, in qualsiasi settore, non solo in quello letterario, si muove necessariamente dall’esterno per attingere l’interno degli autori. In questo contesto l’esterno non è certamente, o almeno non solo, la bella o brutta faccia di un autore ma proprio la sua biografia, l’ambito in cui si è trovato ad operare, insomma i dati oggettivi. Il metodo prevede, com’è noto, anche l’interrogare eventuali testimoni. Ammettiamolo onestamente, qui Proust ha avuto una défaillance.

 Antonio Terracciano - 02/02/2018 [ leggi altri commenti di Antonio Terracciano » ]

Ringrazio moltissimo i due commentatori che, pur con opinioni diverse mi pare (ed è bene che sia così! ) , hanno avuto la bontà di soffermarsi su questo mio modesto lavoro che aveva essenzialmente l’intenzione di onorare un’altra volta Marcel Proust, l’ispiratore di questo bel sito letterario (e questo lavoro senz’altro non avrà nessuna conseguenza; magari fossi un nuovo Proust! )
"L’erreur de sa méthode [ di sainte-Beuve ] consiste à interroger les témoins, les gens qui ont connu un écrivain. Car le moi du poète est caché, celui que Sainte-Beuve saisit est purement extérieur" , scrive a un certo punto della sua prefazione all’edizione del "Contre Sainte-Beuve" di cui sono in possesso Bernard de Fallois. Sainte-Beuve sbaglia cioè perché ricerca l’io esteriore dell’artista, mentre il vero io è nascosto (e, sia pure in maniera un po’ goffa, Proust ebbe l’accortezza di dare al protagonista dell’intera "Recherche" non direttamente il suo nome, ma quello, per quanto improbabile, di un ipotetico Narratore... )

 Angelo Ricotta - 01/02/2018 22:07:00 [ leggi altri commenti di Angelo Ricotta » ]

Cito da Wikipedia "Una delle questioni maggiormente dibattute da Sainte-Beuve s’interrogava sulla necessità, al fine di comprendere l’opera di un artista, di conoscerne la biografia. Marcel Proust prese spunto da tale questione per scrivere un articolo teso a confutarla. L’articolo di Proust prese infine la forma de Alla ricerca del tempo perduto, opera - per ironia - autobiografica."
E allora di che si parla? Un comportamento chiaramente dissociato da parte di Proust dovuto ad invidia per il suo rivale. Io comunque su questa questione sono d’accordo con Sainte-Beuve. Più si conosce dell’autore e del suo tempo più si può comprendere la sua opera: un’ovvietà ben nota e correntemente praticata da ogni critico letterario.

 Giuliano Brenna - 01/02/2018 21:01:00 [ leggi altri commenti di Giuliano Brenna » ]

Bravo Antonio, saggio e ben detto. E poi il Contre Sainte Beuve fu il nucleo iniziale della Recherche, chissà cosa scaturirà da questa tua poesia?

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