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al testo di Massimo Castiglia
Apostasia
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Eppure son sicuro, dovrebbe funzionare, la lampada che sfregano, miracoli sa fare.
Tu credi che sian favole, rinunci anche a provare, non pensi sia possibile, t'appresti a rinunciare.
E' questo che fa l'uomo, la mente sua non crede, il cuore non parliamone, nemmanco lui s'avvede.
Soltanto in quel che guarda, che sente e ch'egli tocca, lui parla della Fede, ma è fiato dalla bocca.
Tu ascolta il predicare, di chi non ha problemi, che trema al sol pensiero, di uscire dagli schemi.
Son tutti bravi a ciance, usando le tue terga, fin quando li raggiunge, lo schiocco della verga.
E se la vita frusta, fra grida e blasfemie, preghiere di perdono, rinascono in bugie.
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Franca Alaimo
- 19/07/2010 11:22:00
[ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]
Con il suo stile "inusitato", ripristinando il canto e gli schemi strofici, Massimo argomenta di un tema anchesso ormai lontano dalla poesia moderna, cioè la fede, criticando, fra ironia e sconcerto, chi vanta di avere una fede, che, al primo soffio di vento contrario, si rivela fragile e senza altro fondamento che non sia la ripetitività di schemi e il conforto di uno status sociale sufficientemente adeguato allo standard medio di benessere. Rsagionando per opposizione, si può, dunque, trarre quale sia per lautore la fede e di quale altra sostanza debba essere fatta.
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