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Apostasia

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Eppure son sicuro, dovrebbe funzionare,
la lampada che sfregano, miracoli sa fare.

Tu credi che sian favole, rinunci anche a provare,
non pensi sia possibile, t'appresti a rinunciare.

E' questo che fa l'uomo, la mente sua non crede,
il cuore non parliamone, nemmanco lui s'avvede.

Soltanto in quel che guarda, che sente e ch'egli tocca,
lui parla della Fede, ma è fiato dalla bocca.

Tu ascolta il predicare, di chi non ha problemi,
che trema al sol pensiero, di uscire dagli schemi.

Son tutti bravi a ciance, usando le tue terga,
fin quando li raggiunge, lo schiocco della verga.

E se la vita frusta, fra grida e blasfemie,
preghiere di perdono, rinascono in bugie.

 Franca Alaimo - 19/07/2010 11:22:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Con il suo stile "inusitato", ripristinando il canto e gli schemi strofici, Massimo argomenta di un tema anch’esso ormai lontano dalla poesia moderna, cioè la fede, criticando, fra ironia e sconcerto, chi vanta di avere una fede, che, al primo soffio di vento contrario, si rivela fragile e senza altro fondamento che non sia la ripetitività di schemi e il conforto di uno status sociale sufficientemente adeguato allo standard medio di benessere.
Rsagionando per opposizione, si può, dunque, trarre quale sia per l’autore la fede e di quale altra sostanza debba essere fatta.

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