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al testo di Adriano Cataldo
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Procede la comprensione Per smembramenti e suture Tragitti di sangue nelle vene, sangue per le strade, sangue nell’esofago Per il cane è una pista di urina-odore. Del precariato ricorderemo le infinite possibilità E l’impossibilità della fine. Dell’Italia vista dalla luna Ricorderemo che non muoveva a commozione: Il proclama Il ritorno ai livelli pre-crisi La crescita al tempo di debito Le bassi vie salariali Le questioni territoriali L’ascolto della base Il ripartire dalle periferie Le consultazioni I voti incrociati Le rivoluzioni del buonsenso.
Ci irritava soltanto l’assenza di gravità Che bloccava le lacrime In un fondo d’occhi Scontornando il perdere e il perdersi, la presa di atto e la presa di coscienza L’Italia vista dalla Luna non chiedeva la nazionalità Neppure l’inventava Non chiedeva protezione
L’Italia vista dalla terra chiedeva tempo e spazio Al nostro sprofondare Al nostro discernere sui confini All’addomesticare i cani e le pulsioni Sul come lasciare come trovato La montagna e il bagno.
L’Italia vista dalla luna esigeva Un altro tempo e un altro spazio Per sopportarne la vista. |
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