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al testo di Alberto Rizzi
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Come un suono che ti raggiunga da dietro che venga da oltre le spalle
Cioè tu vedi che la sorgente di quel suono ti sta di fronte
ma per colpa del vento di dedalo di strade per il rimbalzo dell’eco per come lui vola esso suono non è dove dovrebbe e ti stupisce
Così li dovremo colpire
con stupore e altrove
Apparire cóm’impotènti batteri battuti per sfibranti cataplasmi d’ore ma che s’incistano astuti in un quàlchedóve proprio invisibile e ridenti pugnalano alle spalle
Non cercheremo perciò oltre di convincere d’errore il gretto subumano smuoverlo dal gioco delle tre schede verso una vita che ne vàlganóme sentimento
lui che brama un sorriso da chi lo svena dal TV plàsmapiàtto sèmpr’accéso sul suo universo di demenza che prostituisce mente e cuore di generazione in generazione al buònoscónto sovr’al proprio debito
Non ne cercheremo il consenso l’ebete plauso nel vuoto d’un’urna a loro immagine e somiglianza perché vuota quale specchio alle menti loro
Noi faremo
nel chiaro del cuore d’un bosco e nelle cantine sudorose di musiche
nell’abbraccio a un vecchio ontano e nello sputo pesante su quel conio che piega i ginocchi asservendo le menti
nel grumo di case riprese al nulla riassegnate alla vita
E fedeli a un sentire di Natura non ci muoveremo quindi in un inverno prossimo o venturo
perché manca contro questo nemico un “palazzo d’inverno” da conquistare ennesimo miraggio a babbioni
sola ci s’erge contro impeccabile idiozia che nutre i democratici lenoni di regime
Noi attenderemo nella peggiore delle ipotesi fino al cambio di colore del grappolo
noi attenderemo
le città siano lasciate al nemico
frutto a marcire a cadere dal ramo
(tratta dalla raccolta "Achtung Banditen - Poesie per le Nuove Resistenze" autopubblicata a Lendinara (RO) tramite Youcanprint) |
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