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Ci sentiamo presto. Un monologo breve

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Valerio, unico personaggio in scena, è seduto tra due sedie poste diagonalmente sulla destra del palcoscenico, come se formassero, nell’insieme, una specie di divano; e sulla sinistra invece c’è un tavolo con qualche altra sedia.

Valerio tiene in mano il suo cellulare, osservando un numero di telefono, ed è indeciso se chiamare quel contatto oppure no. Poi preme il tasto “chiama” e si alza subito in piedi. Il ragazzo cammina avanti e indietro agitando continuamente la mano sinistra per il nervosismo, come se stesse dicendo tra sé e sé: “Non rispondere! Non rispondere!”

 

Quando il destinatario risponde alla sua chiamata, Valerio cerca di controllare le sue emozioni.

 

VALERIO: Pronto Giacomo, sono Valerio. (Sorriso forzato) Come stai? … Bene anche io, grazie. Disturbo, forse? …. Ok. E come va con la famiglia e il lavoro? … Bene, mi fa piacere. (Pausa) Senti, ti devo dire una cosa, ma non è facile. (Respiro profondo). È morta la Rossetti … Non lo so, non ho idea di come sia successo. Ce l’ha appena detto Barbara su WhatsApp; poverina, stanotte ha pianto come una fontana! … È successo a Capodanno, tra la notte del trentuno e l’inizio dell’anno nuovo; se ci pensi è pazzesco! All’inizio avevo pensato che Barbara stesse scherzando! … insomma, sappiamo entrambi che è sempre stata una paracula! Lo è fin dai tempi della scuola! (Pausa) Guarda, per ora ho lasciato un messaggio a Ivan, ma non mi ha ancora risposto. Riguardo a te, ho pensato che sarebbe stato giusto chiamarti direttamente …. Non lo so. Direi che sono abbastanza sorpreso. Non la vedevo da due anni, insomma dal giorno della maturità.

 

Valerio si siede su una sedia vicino al tavolo, e comincia a sorridere.

 

VALERIO: Ti ricordi quando insegnava alla nostra classe? Tu e Ivan avevate preso cinque in inglese, e lei vi diceva sempre, davanti ai nostri compagni: (Finto e scorretto accento napoletano) <<Ragazzi, perché non andate a studiare da Valerio? Lui è bravo!>>. (Ride un poco). No, no, ormai non sono più così bravo … Si, dispiace anche a me; certo, non la conoscevo al di fuori della scuola, ma era comunque una brava persona, e anche una buona insegnante. (Valerio si alza in piedi, continuando a camminare avanti e indietro) A proposito: stai ancora con quella ragazza che ho visto sul tuo Instagram? Com’è che si chiama? … Ah, Jessica! (Lunga pausa, rimane serio. Poi sorride) Ammazza, sei mesi! Auguri! A tutti e due, ovviamente … Sai, anche io mi sto vedendo con qualcuno … Si chiama Emanuele …. È un professore! Insegna matematica e fisica al liceo classico …. Sì, pure lui è di Latina! …. Beh, sì; direi che è una cosa seria, anche se c’è una gran differenza di età tra noi due … “Di quanto”? (A bassa voce) Quarantasette. (Alzando la voce) No, dico: ci ha quarantasette anni! …. Embè, ci mancherebbe. (Pausa, reazione alla domanda: “sei felice con lui?”) Sì, cioè non siamo ancora arrivati a quel punto … però sì, sono felice. Anzi, in questi giorni non sto più pensando a te come prima …. Nel senso che ormai ti vedo solo come un amico; un vecchio amico con il quale ho avuto una cotta ai tempi del liceo, tutto qui …. Quindi è tutto ok tra noi due? (Sorride commosso) Sono contento. (Poi torna serio) Senti, tornando alla prof., domani ci rivedremo tutti alla camera ardente. La Danieli dice che il funerale dovrebbe svolgersi a Pozzuoli, dov’è nata e cresciuta; o meglio: era, che riposi in pace! …. Domani, alle dieci. Pensi di farcela? (Colpito) Ah, e perché no?

 

Valerio ascolta attentamente la conversazione al telefono. Torna a sedersi tra le due sedie (cioè sul “divano”), e sgrana gli occhi.

 

VALERIO: Cavolo, mi dispiace! Era il ragazzo di cui hai condiviso la foto su Facebook, vero? …. Ho capito. Gli volevi bene, immagino …. Guarda, se non te la senti non c’è problema, anzi capisco perfettamente. (Breve pausa, poi prosegue) Comunque se cambi idea, puoi sempre chiamarmi, o mandarmi un messaggio …. Ok … va bene …. Sì, anche a me ha fatto piacere sentirti …. Sì, ci sentiamo presto. Ciao Giacomo.

 

Valerio attacca il cellulare. Rimane seduto sul “divano” per poi rivolgere uno sguardo nel vuoto.

 

VALERIO: (tra sé e sé) “Ci sentiamo presto” … ma perché diciamo sempre questa frase?

 

SIPARIO

 

FINE

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