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al testo di Antonio Aiello
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Nella notte fredda della grande piazza della stazione, venne, in mezzo alla folla, un posarsi ovattato, un sopraggiungere felpato di pennuti giganteschi, alti quasi tre metri, dall’aria mite, collo eretto e testa di piccione, con zampe lunghissime e robuste come di struzzo, mentre attorno alla piazza c’erano solite e insolite presenze sospette o addirittura insidiose.
Vennero o scesero sotto un cupo cielo blu con un senso di rassicurazione e una nota di mistero e presero ad incedere con passo elegante, preceduti e accompagnati, segretamente, da un tenero e diffuso alitare che perdurò e divenne quasi festa zampillante … ma senza accendere stupori!
All’inizio i pennuti indugiarono, solennemente circospetti, indi, senza fretta, proseguirono risolutamente e, con un senso di pacata familiarità, s’inoltrarono tra la folla, come gentile e educata gente tra la gente, ma senza circondarsi di stupori, in mezzo ad un lieto e colorito viavai o ad attese di altri arrivi o partenze. |
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