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al testo di Salvatore Solinas
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In quest’alba del mondo, Mentre il cielo si scioglie nel mare E nella terra il mare in pigre onde E col maturare del giorno Tutto sembra mescolarsi, Fatto di nebbia e sale Di gioia e desiderio Evaporo nell’aria.
Su questa poca polvere grigia Che rimane Scrivi il mio nome: Io sono Adone dalle membra leggiadre.
Sono luce e calore Sono fiamma che sale Fino ai più remoti cerchi del cielo, Arco teso, dardo scagliato Nelle vuote latebre dell’universo, Silenzioso specchio, testimone Di fatue esistenze. Quando ogni fuoco sarà spento, Sarò disperato rottame alla deriva Sarò fredda cenere Che l’alito nero della notte Ha disperso.
Su questa poca polvere grigia Che rimane Scrivi il mio nome: Io sono Adone dalle membra leggiadre.
Il sole si leva ogni mattina Sulle roventi rovine Volge il suo occhio languido Dov’è passato il furore, Il vessillo dell’odio, Sugli esseri umani dispersi. Per ore il cannone ha percosso La nera incudine della notte Suscitando foschi bagliori. Si udirono nella tenebra passare I cingolati, i passi dei soldati Le urla degli straziati. Seguo pietre miliari insanguinate. Dove sei Adone? Per cercarti Ho scavato a mani nude Sotto il catrame e i sassi Fino al cuore della Terra. Disperazione la mia inconsolabile.
Nel cristallo in cui vivevo, Attraverso le sue azzurre trasparenze, Ammiravo la magnificenza del mondo. Quando il vitreo bozzolo fu infranto, Mi avviai per la strada del bosco, Farfalla o cerbiatto libero sui prati. Passarono le orde barbariche, Le migrazioni delle genti, Guerre e carneficine, Sofferenze che nessun verso, Per quanto bagnato di pianto, sa dire. Nel bosco crepitò la fiamma E la polvere coperse le rovine. Tutto morì e tutto si riedificò Per morire ancora.
Di me nulla troverai: Le radici sono morte E i petali sono dispersi dal vento. Ogni sembianza è sfiorita In quest’autunno senza fine. Il mio corpo è divenuto arida terra. Mai più Bellezza abiterà il mondo.
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