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Scrivi un commento al testo di paolo massimo rossi
Dal romanzo Con gli occhi di Arianna

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(Da pag. 264 a pag. 268)
Restò pensosa e con gli occhi rivolti in basso e poi, senza più riflettere:
“Io ho avuto un amore, Francesca, un amore grande di cui nessuno ha mai saputo nulla.”
“Un amore … come?”
“Un amore, un amante.”
Era indecisa se continuare, ma Francesca la guardava con dolcezza e senza malizia.
“Non ne ho mai parlato,” continuò.
“Ed è stato importante per te? E lui ti ha amata? “
“All’inizio è stato un flirt, per tutti e due poi, senza che ce ne accorgessimo, è diventato profondo e vero, e grande”
“Ho sempre pensato che ci fosse stato qualcosa di simile nella tua vita.”
“Venivo da esperienze di sesso superficiale che mi avevano nauseata, avevo bisogno di un sentimento vero e completo e …”
“Hai voglia di parlarne con me?”
“In realtà, ho solo bisogno che almeno una persona che mi è cara lo sappia.”
“Mi chiedo se è possibile nascondere per sempre un amore, specie se è stato grande.”
“Io l’ho fatto, per tanto tempo e, in qualche modo ne ero anche felice. Tenerlo solo per me, lo rendeva ancora più unico.”
“E adesso?”
“Adesso è finito, quasi senza un motivo vero, se non che forse lui aveva smesso di amarmi. Mi resi conto, a un certo punto, che mi trascurava, che pensava a me in modo diverso, e anche per me, di conseguenza, stava cambiando qualcosa, e senza motivi chiari, per lui soprattutto.”
Sentì che non riusciva a trovare le parole giuste per raccontare.
“È stata una delusione, allora?”
“La più grande della mia vita, Francesca, sino ad esserne ferocemente torturata al solo pensarci.”
“Ma non c’è qualcosa che …”
“Si che c’è, anzi credo che l’amore mi abbia purificato, in qualche modo, di quanto di basso e meschino aveva potuto esistere nei rapporti con gli altri.”
“E potrebbe rivivere?”
“No, proprio perché, per tanto tempo, quell’amore e quel rapporto furono in grado di aprirmi la mente, di farmi illudere di aver trovato un uomo col quale dividere la vita come ho sempre desiderato, da amare e dal quale essere amata. E io l’ho amato e lui mi ha amata, lo so.”
“E sei riuscita a nascondere a tutti un sentimento così importante?”
“È stato così, proprio perché lo sentivo come qualcosa al di sopra di ogni giudizio.”
“Si, ma adesso?”
“E’ una storia che non rivivrà più; mi fa piacere che tu la conosca, però.”
“Vorrei saperne di più, così, d’istinto, però non so se …”
“Te ne parlerò, non sai quanto sia difficile farlo oggi, anche superficialmente, ma ne sono contenta “
“Non lo hai mai raccontato a nessuna?”
“No, neanche a Sonia, e sai quanto noi due siamo amiche e vicine.”
“Lo so, e posso dirti che qualche volta sono stata gelosa di Sonia.”
“E’ il giorno delle confessioni?”
“Eccoti, la mia Arianna!”
“La tua Arianna, rompiballe e insopportabile!”
“Credo sia inevitabile domandarti perché sia finito, se era un grande amore, come mi sembra di capire che tu lo abbia vissuto.”
“Ma lo era, non posso pensare diversamente.”
“Perché? Sai bene che in queste cose ci si può sbagliare, e quando un amore finisce ci si può ritrovare a vederlo diverso da come sembrava.”
“Io l’ho vissuto come ti ho detto.”
“Ma tu hai un cuore grande, sei sentimentale, sei …”
“Ma credo anche di saper giudicare con freddezza e razionalità.”
“Nelle cose dell’amore?”
“Lo so che è difficile spiegare, eppure io mi sono sentita amata.”
“Ma perché è finita, allora? E non è stato lui a tirarsi indietro?”
“Non so, improvvisamente, è come se non lo avessi sentito più accanto a me.”
“E continui a pensare che sia stato un grande amore lo stesso?”
“Penso lo sia stato, anche se, adesso, non ho voglia di giudicarlo.”
“Senti Arianna, io ti ascolto, ma vorrei dirti qualcosa che mi viene da pensare e che potrebbe farti male.”
“Dimmi.”
“Ho l’impressione, magari senza un motivo preciso, ma solo con intuito femminile, che quest’uomo lo hai un po’, come dire, idealizzato; hai finito per identificarlo con un sogno. Hai dato ascolto al cuore, a qualcosa che forse non è mai esistito realmente.”
“Come fai a dirlo?” C’era una sfumatura di apprensione nella voce di Arianna.
“Intanto per come mi dici sia finito, e come lui possa aver smesso di amare una donna come te. E, soprattutto, per il modo che hai di difendere non tanto lui o il vostro rapporto, ma l’idea dell’amore che è, come dire, i tuoi sogni. È questa l’impressione che dai.”
Arianna non riuscì a ribattere, e Francesca continuò:
“Io credo, e ti prego di capire che posso parlarti così perché ne sono fuori, non sono coinvolta, io credo che questa persona non abbia avuto così tanto di speciale, hai proiettato in lui i tuoi sogni, le tue insoddisfazioni e le delusioni precedenti.”
“Ma non sai nulla.”
“No, però leggo nelle tue parole non solo una storia d’amore, ma il desiderio di dimenticare una parte della verità, per restare ancorata non tanto al suo ricordo concreto e reale, ma a quello di cui avevi bisogno.”
Arianna ebbe l’atteggiamento di chi si sente aggredita e colpita nel suo essere donna e nei suoi sentimenti.
“Forse hai vissuto una storia di cui non potevi fare a meno, come tante se ne vivono, ma hai dovuto ammantarla di una luce abbagliante e ideale che, mentre ti permetteva di realizzare un sogno, ti garantiva di non sentirti in colpa. Probabilmente ti rendeva un po’ cieca.”
Arianna avvertì improvviso un groppo alla gola, mentre nel petto le scendeva una vampata di calore violenta. E lo smarrimento era tanto più forte perché si rendeva conto che di un sentimento vissuto a lungo con tenerezza e passione, inconoscibile ai più, si potesse parlare in pochi attimi, riducendolo ad argomento di sole parole.
“Sento che vuoi dimenticare e ricordare nello stesso tempo – continuò Francesca – dimenticare banalità e mancanze che quest’uomo ti ha inevitabilmente mostrato di sé e ricordare, piuttosto, ogni attimo d’amore e passione, che pure avrai vissuto con lui. Non voglio dire che ci sia stato molto di negativo ma, alla fine, sfrondando i ricordi dagli ornamenti della sensualità e delle intimità, potresti vederlo in una luce diversa.”
“Ti prego, Francesca.”
“Arianna, ti vedo nervosa e un po’ perduta; però, pensaci con fredda razionalità, tu hai visto quest’uomo non come veramente fosse: magari non era un uomo da poco come tanti altri, e scusami se ti appaio cinica, ma in qualche modo era anche questo.”
“Ma come puoi dirlo senza conoscerlo?”
“Da come ne parli, dal senso di amarezza che traspare nel modo di raccontare e che non è legato solo alla tristezza ovvia e contingente per la fine di un rapporto, ma anche a una latente delusione esistenziale che aleggia in tutto ciò che dici e in come lo dici.”

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