Ho fatto un sogno, credo.
Credo perchè ora non so più se stavo dormendo.
Lei era qui, la vedevo bene nella stanza buia
fatta di minuscoli pixel illuminati dalla luce lunare che filtrava tra le tende,
ma forse era un lampione.
Bella come sempre
ma pareva lamentarsi,
e risuonava nell' aria un rimprovero.
Sarà che le ho appena portato un vaso di ciclamini
quelli grossi, di serra, colorati,
di un bel finto color rosso pomodoro.
Pareva lamentarsi,
portami i nostri, pareva dicesse,
quelli di un violetto tenue,
portameli nei cesti di rami che mi costruivi da fanciullo, con la terra coperta di muschio
quelli che sai dove crescono.
Ma io dicevo non posso,
ho ancora cascate da vedere,
coi vestiti umidi d' acqua sospesa,
e devo vederegli arcobaleni che quell' acqua crea.
Devo vedere il lago brillare al sole
e deformare il profilo dei monti.
Devo suonare tra un pò sai, a fine mese.
Devo sentire ancora le vibrazioni attraversarmi il petto
e il cuore battere a tempo,
in gola.
E poi tra un pò là dove crescono i nostri ciclamini farà neve tra gli alberi,
devo andare a sentirla sciogliersi tra le mani, e pungere le dita,
sentire l' aria fredda sulla faccia e vedere le corteccie delle betulle sfogliarsi.
Devo far vedere tutto questo ai nipotini.
Ma non manca molto, ci andremo insieme poi ai ciclamini vedrai,
e anche più su, oltre la colma, fino ai narcisi,
ci sarà un' armonica che suona.
Pareva calmarsi al pensiero dei nipotini,
io invece ora so che le manco.