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Senza limiti o scadenze

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Mai si vorrebbe consegnare il corpo alla morte

ma se proprio dovremo – e si dovrà –

è bene fin d’ora abbandonare

ogni attaccamento alla materia

liberare la via alla felicità.

Perché di questo si tratta –

è proprio quello che vogliamo:

la nuda e cruda felicità.

E tutto il gioco – con impegno/ingegno –

consiste nel superare il limite

tra luce e oscurità

nella speranza di rimanere coscienti

e che quanto abbiamo prediletto

e coloro che ci hanno amato e amiamo

possiamo ritrovarli:

non si spenga per sempre

la coscienza della nostra esistenza –

se questa continuerà eterna

vorremmo solo gioia e una pista infinita

un percorso senza varchi

limiti o scadenze.

 

 

 

[ da Angoli interni, Passigli Poesia ]

 

 Roberto Maggiani - 01/11/2018 16:42:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Cari Alberto, Maria, Gil, Cristina, grazie anche voi per i commenti lasciati.
@Alberto, attendo con piacere il tuo parere, grazie.
@Maria, sono contento, se ti ha confortato ha fatto il suo dovere...
@Gil, Mi fa piacere la proposta di questa tua bella poesia, grazie.
@Cristina, mi piace la tua capacità di analisi, in poche righe riesci a dire molto, grazie.

 cristina bizzarri - 01/11/2018 11:19:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Bellissima nella sua nuda forma, spoglia di ogni sovrastruttura e ricchissima di umanità. Parole umane queste, senza la pretesa di appartenenze filosofiche o religiose pur essendo appartenenti a un individuo - il poeta - che vive in un preciso momento storico, che questo momento attraversa e da cui è attraversato anche culturalmente e antropologicamente. Parole che, solo, danno voce a una speranza che è quella di ogni essere umano, una speranza universale: quella di non morire del tutto, di non perdere noi stessi e tutto quello che abbiamo amato e in cui abbiamo sperato: tutto ciò che ci è più caro. Speranza di rimanere, pur in una forma diversa per noi ora impensabile ma possibile, auspicabile. La gioia che ci è dato di provare come massima esperienza dell’umano ci porta a desiderare, anche logicamente, che non vada perduta, in quanto tutto quello che vive "deve" avere un senso. Questo sento leggendo questa poesia nella sua bellezza così limpidamente e onestamente colma di speranza.

 Gil - 01/11/2018 10:49:00 [ leggi altri commenti di Gil » ]

Eppure senza l’impasto di fango,
terra benedetta dall’acqua,
questa materia che grava le spalle
di uno spirito altrimenti alato,
senza, dicevo, questo peso oneroso
da sopportare, questa materia scabrosa,
scandalo ai sensi: strega in sembianze di fata
- o bella gioventù della carne
che inganni nel tempo a te favorevole, mentre
in te già porti vecchiaia e morte,
il corpo sfatto della vita - noi
non godremmo della inebrianza poetica
della parola, che fu lingua animale
ad uso del fango.


Amo della tua poetica particolarmente la pulizia del verso, una chiarezza che non depaupera ma lo contraddistingue.

 Maria Musik - 01/11/2018 10:15:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

La nuda e cruda felicità! Sì è questo a cui aneliamo, malgrado l’orrore, il limite e, persino, la morte. Grazie, Roberto, per questa splendida poesia che tanto mi conforta!

 Alberto Rizzi - 01/11/2018 09:55:00 [ leggi altri commenti di Alberto Rizzi » ]

Anche questa una bella poesia. Il libro mi ha colpito piacevolmente, a breve ti manderò il mio parere. Buon lavoro.

 Roberto Maggiani - 01/11/2018 00:36:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Cari Loredana, Antonio e Franca, grazie per i vostri commenti. Interessanti riflessioni quelle di Antonio e Franca. Purtroppo, o per fortuna, i nostri pensieri sulla morte rimangono solo pareri personali più o meno condivisibili, mai certezze... e forse la bellezza della vita è proprio questo suo misterioso termine, se di termine si può parlare... forse il nostro concetto di vita è troppo limitato a quello che succede nella respirazione del corpo, forse va allargato... ma forse no, e sarà come se non fossimo mai esistiti. Mah...

 Franca Colozzo - 31/10/2018 23:39:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Caro Roberto, la tua notte è scandita da queste ore che, attraverso i singhiozzi di internet, scivolano verso il misterioso contatto tra regno dei vivi e dei morti. Anch’io penso che si dovrebbero lasciare questi ingombranti frammenti di materia (gli oggetti cui siamo attaccati) e librarci con il pensiero nell’etere. L’attaccamento al nostro io (egoismo di cui siamo impastati) ci fa affondare, come zavorre, nel pantano in cui viviamo immersi.
Non sappiamo cosa ci sia oltre la soglia e mai nessuno è ritornato dall’aldilà a raccontarci quello che c’è nel regno dei morti. Nell’incoscienza cosciente viviamo attaccati alla materia quando, invece, il vuoto predomina nell’universo. Ma questo grumo di materia-energia siamo noi in questa dimensione o in altre parallele. Proprio come il paradosso del gatto di Schrödinger morto e vivo in dimensioni diverse (entanglement quantistico). E se fosse questa la chiave del mistero? Cioè se noi fossimo vivi in un macrosistema, in questa precisa dimensione, e morti in un’altra oppure viceversa?
Ti pongo, a margine della tua poesia, quest’osservazione perché so che sei un cultore della fisica relativistica come appare dai tuoi scritti. Un caro saluto. Buona notte.

 Antonio Terracciano - 31/10/2018 20:34:00 [ leggi altri commenti di Antonio Terracciano » ]

Apprezzo molto l’estrema chiarezza di questi versi liberi, e condivido il senso della prima parte (accettare la morte con serenità) . Sull’ipotesi proposta nella seconda parte mi permetto invece di avanzare qualche dubbio (chissà se saremmo più felici se la nostra vita, dell’anima naturalmente, continuasse nell’Aldilà, o se invece la meta più auspicabile fosse l’immediato e completo disfacimento, per sempre, di tutto ciò che fummo sulla terra? )

 Loredana Savelli - 31/10/2018 18:27:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Molto bella!!!

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