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Non stare a ricordarmi...

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Non stare a ricordarmi

d’inverni crudi e freddi

                                   in quest’autunno che a stento viene

a confondere i gerani

in un secondo risveglio

 

parlami di come l’errore di un suono

modifichi il senso al suono stesso

                                                    creando imbarazzo

in chi l’orecchio prema ad un cuore

                                                       o sviando il ragionare

da sua giusta fine

 

Fammi riflettere su equivalenze

in questo solido mondo attorno

 

sul tappeto di foglie infisse al marciapiede

che crea analogo disagio

                                      dopotutto

       obbliga un accelerare alle vene del sangue

come di fronte a parole

troppo ricche di vocali troppe

 

Su queste case

                      sui muri delle quali

sebbene nel complesso ancora abitate

                                                          rami d’edera se ràmpegano

frasi di un coro

che s’acqueta al quàsitàcere

verso che viene ‘o vierno

                                       al perdere vigore delle foglie

 

E la coppia d’anziani

seduta al magro parco di periferia

                                                    non cura il treno

che corre a fianco delle loro vite

e oppone il reciproco silenzio degli sguardi

al suo metallico parlare

 

anche la pioggia e i suoi scrosci

                             le sue consonanti

battenti suolo vero e asfalto

                                           sono per ora una minaccia lontana

un fruscìo che può essere altrove

 

dove forse io sto andando

                                        curioso d’altri suoni

più che d’altri domani

 

 

(tratta dalla raccolta inedita "Verba")

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