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al testo di Alberto Rizzi
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Non stare a ricordarmi d’inverni crudi e freddi in quest’autunno che a stento viene a confondere i gerani in un secondo risveglio
parlami di come l’errore di un suono modifichi il senso al suono stesso creando imbarazzo in chi l’orecchio prema ad un cuore o sviando il ragionare da sua giusta fine
Fammi riflettere su equivalenze in questo solido mondo attorno
sul tappeto di foglie infisse al marciapiede che crea analogo disagio dopotutto obbliga un accelerare alle vene del sangue come di fronte a parole troppo ricche di vocali troppe
Su queste case sui muri delle quali sebbene nel complesso ancora abitate rami d’edera se ràmpegano frasi di un coro che s’acqueta al quàsitàcere verso che viene ‘o vierno al perdere vigore delle foglie
E la coppia d’anziani seduta al magro parco di periferia non cura il treno che corre a fianco delle loro vite e oppone il reciproco silenzio degli sguardi al suo metallico parlare
anche la pioggia e i suoi scrosci le sue consonanti battenti suolo vero e asfalto sono per ora una minaccia lontana un fruscìo che può essere altrove
dove forse io sto andando curioso d’altri suoni più che d’altri domani
(tratta dalla raccolta inedita "Verba") |
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