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al testo di Roberto Maggiani
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Quando guardo e ascolto certe persone temo che potrebbero riproporre l’Olocausto.
Nelle fotografie imbarazza la calma che pervade le SS a bordo campo ritratte in un momento di relax – oltre la recinzione c’è il luogo del loro lavoro. Disturba constatare che dentro il riquadro delle fotografie siano capaci di sorrisi e benevolenza e che il sole risplenda e nel suo tepore proclami la primavera nonostante oltre il filo spinato vi sia lo sterminio – ma non si vedono le persone che giungono fino a qui da tutta Europa per farsi ossa e poi cenere per mano loro. Aleggia un’intollerabile disumanità – c’è lorrore di Baer Mengele Kramer Hoess Höcker.
Il tic-tac della morte scansiona indifferentemente i corpi dall’una e dall’altra parte perché il male in fondo è imparziale ma sorride sempre e solo in una bocca – si sposta tra le SS e gli oltraggiati senza differenza alcuna – non gl’importa dove stia il dolore ma che ci sia e sia caustico. È agghiacciante l’analisi spietata dei corpi spostati a sinistra o a destra nel fumo o nel tormento prima o dopo il relax.
L’avambraccio marchiato che Sami Modiano mi pone sotto agli occhi fa rabbrividire – getta un ponte sul passato e rende tutto reale: ciò ch’è stato è ancora. Offro il mio braccio alla sua mano e lo accompagno: la memoria deve continuare.
Nota: Le fotografie a cui ci si riferisce sono quelle dell’Album Höcker, furono scattate fra il maggio e il dicembre del 1944 da Karl Höcker, aiutante di Richard Baer, a capo del campo, nel ritiro di Solahütte, un piccolo resort costruito dagli stessi prigionieri del campo. Sami Modiano è un deportato italiano ebreo, superstite dell’Olocausto, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz, l’autore ha avuto la fortuna di incontrarlo e di ascoltarlo. |
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