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al testo di Gil
A questa chiave di lettura cedo
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A questa chiave di lettura cedo la mia resa, la sconfitta di quel canto di passi di pietra dentro recinti murari. Dimenticammo il valore dei giorni d'un tempo d'altri, disconoscemmo le similitudini delle voci quando urlano le piaghe del dolore; solo l'ombra delle nostre morti - come madri - a consolare il pianto d'un futuro che atterrito si guarda alle spalle.
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Gil
- 19/02/2019 06:34:00
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Di cuore, grazie a tutti.
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Laura Turra
- 12/02/2019 07:50:00
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“... disconoscemmo / le similitudini delle voci quando / urlano le piaghe del dolore;” Questo verso su tutti mi ha toccato: dice una verità. Dimentichiamo troppo spesso che nel dolore siamo tutti simili. Io ho pensato a Rilke che diceva: lascia suonare ciò che in te duole, che ti consuma. Quello strazio che invoca un altro mondo, dolce, migliore, e non solo per sé. Per tutti noi. Invocare. E se fosse questo la Poesia? Provare a dire questo dolore che ci accomuna per allontanare “l’ombra delle nostre morti” e, forse, far nascere la speranza. La tua voce, Gil, è voce matura, piena, ricca di pathos. È come un nevischio che cambia forma alle cose consuete che non sappiamo più guardare/vedere. Smuove il sangue. Mi sento vicina a questi tuoi versi. Sempre un caro abbraccio
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Maria Musik
- 12/02/2019 02:14:00
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Ho ripensato alla Ninfa io, già evocata da Eschilo nel suo Prometeo incatenato, alla sua dolorosa fuga errabonda, col capo sempre volto a guardasi, atterrita, le spalle. Al di là di questa suggestione, a questa chiave di lettura cedo. Molto apprezzata.
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Salvatore Pizzo
- 12/02/2019 01:32:00
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Emozione insostenibile da queste parole, in un momento in cui il mondo sembra volersi richiudere, consegnando ad ognuno il proprio asfittico ambito. Ed annichilendo quella speranza, in un futuro non lontano, desser liberi cittadini di un mondo libero... Molto sentita un saluto
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Giovanni Rossato
- 11/02/2019 21:24:00
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Mi piace questa tua per la densità, per il continuo ritornare e riprendersi, per il ritmo prima più lento poi incalzante, per la "ferocia di quel futuro atterrito che si guarda alle spalle. Grazie
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