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al testo di Giulia Bellucci
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Oh Matera, città della Visitazione immersa nel buio d’un Sud cui non manca mai il calore del suo sole. Ricordi com’eri solo ieri? Il tuo restare un passo indietro e l’amara rassegnazione che ti coprì del sapore amaro della vergogna? e quel tuo viver desolato in grotte buie, così remoto adesso, di uomini e le sue bestie? e tu inerte dinanzi a tale condizione?
Ma il sole posò su te una mano e si stupì della tua bellezza, anche il cielo ti ha intarsiata di stelle cadute dopo il crepuscolo accendendo così la tua notte. E tu città risorta toccasti il cuore d’un uomo santo che venne in veste bianca e t’appellò città del Magnificat.
Sommessamente parlano i tuoi sassi, voci scolpite nella antica pietra, e narrano di dolori, fatiche, giovani vite e sogni infranti. E narrano. E le tue strade dicono d’allora, di quando versasti sangue e lacrime, allor che per prima nella tua terra insorgesti contro l’oppressor nazista, con la dignità che tu stessa ignoravi.
E ora il mondo viene ad ascoltarti, tu che oggi sei al pari d’una regina declamata e decantata, narra al mondo la tua storia la nostra storia e fa che non sia più dimenticata.
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