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al testo di Alberto Rizzi
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È l’osare un passo nel vuoto che mi sceglie il tragitto stanotte nel confondersi di curve e strapiombi ponti e paludi alberi costoro pronti a voltarsi indietro al mio solo andare
è la neve che uniforma il tempo l’andàrvenìr dei miei pensieri sull’attonito suo manto che equilibra i vuoti e i pieni a render sicuro il cammino delle idee come delle scarpe senza che io conosca meta, direzione, scopi del cuore
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E nel deserto di persone macchiato da luce che sbarbaglia fiocchi da lampione a lampione incontro mulinello impalpabile di te quasi ti potessi parlare ora che inutile è ripetere ciò che invano ti dissi in quel quando ormai lontano
“Copriti, col freddo che fa.”
Senza sapere che il freddo era ben altrove era fin fatto sangue per te nell’inchiodo del tuo stesso destino nell’attimo da te prescelto
Tu inguardabile e infinita come una cattedrale in fiamme che m’approdi imprevista alla mente
(inedita, probabilmente da inserire nella raccolta “Derive senza approdi”, prevista in (auto?)pubblicazione quest’anno) |
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