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“Le sue mani si poggiano sui miei fianchi e mi stringono a sé.

Mi sento pervadere da una strana sensazione.

La sua stretta è forte e dolce.

Due baci mi sfiorano le guance un po' rosse.

Il suo sguardo è denso e profondo.”

 

“Tentenno. Vacillo. Barcollo.”

 

Una scrittura leggera, avvolgente, che racchiude un mondo poetico, pregno di una seducente profondità. L'Arrighini ci racconta, qui, una storia semplice, essenziale, c'è un uomo, una donna, un amore fatto di quotidianità, piccoli gesti, abbracci, baci, risate, poi lacrime e pensieri, pensieri e poi ancora pensieri, profondi, sussurrati, accennati, a volte detti e basta.

Il tutto reso incalzante, grazie all'uso di una scrittura epigrafica, veloce, diretta, che dà ritmo all'intero testo. Le parole sono unite, allineate una accanto all'altra per meglio dire, per meglio spiegare le emozioni dei personaggi, parole delimitate dall'uso continuo del punto, quasi per cingerle, per avvalorare la loro autenticità.

In questa storia ogni parola ci racconta esattamente un'emozione provata, un sentimento, ci confessa un turbamento dell'anima, sentiamo che potrebbe essere anche la nostra.

La parola diventa “la parola dell'attimo”, meditata, studiata, ben ponderata, si apre così un varco, una porta verso il cuore dei protagonisti, dove sono descritti i pensieri e tutto il mondo interiore della scrittrice, un mondo sensibile e articolato.

Dal romanzo emerge un profondo bisogno d'amore, di consegnarsi all'amore e quindi alla vita, perché amare ci fa sentire vivi e meno soli. L'incontro con l'altro, l'abbraccio incondizionato, ci libera dal vuoto esistenziale, esorcizza lo spettro della solitudine e l'idea della morte.

Tutti, in fondo, malgrado il nostro stare bene con noi stessi, vogliamo solo incontrare qualcuno che ci ami per quello che siamo e amare qualcuno per quello che è, poi mescolare le nostre vite e cercare di correre insieme. E la corsa di Francesca è la corsa verso se stessa, verso la sua vita per conoscere chi è, quello che vuole, ma è anche una corsa verso l'altro, verso un'altra vita, un'altra storia. Ma amare qualcuno è anche molto difficile, perché significa compromettere noi stessi e quello che siamo.

La possibilità, poi, che una storia naufraghi, e noi con lei, è sempre dietro l'angolo, quindi spesso cerchiamo, come la protagonista tenta di fare, di rimanere ancorati, di non volare via; rimanere attaccati alle nostre piccole cose, alle nostre abitudini, al nostro mondo, cercando di proteggerci dall'altro e da quello che proviamo “...ho paura che quel piccolo mondo tirato su con tanta fatica per vivere custodita e lontano dal dolore stia subendo un'invasione devastante e irreversibile...” .

Ne vale sempre la pena però, vivere fino in fondo una storia d'amore, perché come giustamente e semplicemente ci dice Francy “Essere in due è un atto d'amore verso se stessi e non solo verso l'altro”. Stare con un'altra persona, quindi, ci insegna ad amare prima di tutto noi stessi, ci rende più forti, anche quando l'amore finisce, anche quando ci spezza dentro, perché ci fa respirare l'ebbrezza della vita e ci insegna a capire chi siamo.

E forse alla fine, anche se ci sentiamo un po' stropicciati, dimagriti, addolorati, il tutto ci fa percepire la nostra umanità; e allora è bello lasciarsi prendere dalle emozioni, lasciar entrare tutto, insomma viverle, brutte o belle, perché innescano un cambiamento, un'esperienza, l'esperienza della crescita.“Io mi lascio prendere dalle emozioni, lascio entrare tutto. Gioia. Dolore. Tristezza. Malinconia.....”.

 


 martina federici - 29/02/2012 10:35:00 [ leggi altri commenti di martina federici » ]

Quanto sei brava ’moren!!

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