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al testo di Giuseppina Iannello
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Un pendolo scandì la nostra estate,
dal soggiorno in cucina, in sintonia al verso spensierato del cucù. Papà leggeva sulla verandina, perso in un sogno... Erano giorni pieni, effervescenti... E Tu, mamma, cantavi Il canto s'effondeva... andava al cielo... Si posò lento sulle settembrine. Il canto di mia Madre era l'Italia Quelle heure est il? E Tu, Padre, l'udisti. Umidi gli occhi, all'eco di una musica d'altare, le andavi incontro: “Me la puoi cantare, per Noi l'Avemaria?” Papà, ricordi... Mi sembra di sentirti, mentre dici: “C'è qualcosa di nuovo, oggi nel sole...” Sì, mi hai capita... Penso al professore che rivedemmo insieme una mattina... Mentre ti penso.... nella stanza attigua, rivedo il vecchio libro di Francese Ci stringevi al Tuo cuore, c'impartivi le prime nozioncine... Ma tu, non parli... Cosa mi vuoi dire? Pinuccia, ascolta... Nella mia breve vita, così lunga, fu quella lingua il solo mio diletto, un fievole respiro dopo il pianto... Pinuccia, ascolta... C'è ancora nella casa, il libro antico: fai il segno della Croce; leggilo sempre; non lasciarlo mai. Papà, gli dico: “Ti ricordi quando...” Risponde trasognato: “Quelle heure est il?” |
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