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al testo di Giuseppina Iannello
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Ti interpellai nel nome di un ricordo
e di una data, non ricordo quando... Mi rividi, tra i banchi, ali di corvo, travolti dalla stessa gioventù La scuola era finita.... Nel giorno del congedo, quell'aria effervescente, mi spauriva. Ma i professori, erano felici..... fidenti nell'auspicio di rincontrarci. Mi avvicinai a quell'ultimo, cui tremava la mano.... Egli mi scorse subito; mi chiese: “Dove andrai?...” E gli tremò una lacrima Di tempo ne è trascorso..... la vita ci travolge, ma il cuore non si arrende e Ti ho rivisto: Ci siam venuti incontro, e, stretti in un abbraccio, mi hai detto: “picciridda....” Come sono felice …... E di', pure a quell'altra che sapeva capire.... che il Professore vuole... La voce si perdeva..... rivolta pure ad altri..... “Facciamoli incontrare i miei ragazzi.” Dice un proverbio: “Solo chi si arrende, non è capace di nutrir gli affetti...” Compagna d'altri tempi, ti cercai. La tua risposta La tua risposta fu come quel fuoco che ottenebra la mente: “Se dal cielo mi cerca un Professore, sono una Santa. Ci salutammo in un arrivederci.... implicito il sentirci Piombò il silenzio. Finché, ancora io, mi risolvevo a contattarla, conscia dello schiaffo; ( ne avevo avuti altri e glielo dissi). Mi rispondeva: “Ci sentiremo...... Quanto a risentirci..... Non sei una Santa, per parlar coi morti.... Porgevo l'altra guancia e Ti dicevo: “Domando scusa.” |
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