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al testo di Alberto Rizzi
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La casa diverrà nido di vespe
i suoi pavimenti “terre incognite” benevoli all’esplorazione di formiche
(fino a un impreciso prima ci si poteva ricordare di persone sedute a una veranda di paesani intenti a un qualche disbrigo alla passeggiata col cane di bambini dediti alla saggezza del gioco)
ora nel vuoto d’un tempo ch’è inutile misurare che è tornato ad essere ovunque illineare come un’ordalia sembra scorgersi laggiù una coppia da questa terrazza aperta ai ronzii
Una coppia non collocabile per certo tra qui e l’orizzonte una tremula fàtamorgàna tracciatura elettromagnetica dell’esser vivi dentro
utilmente al mondo inutilmente agli altri
(tratta dalla raccolta inedita "Il mestiere e altri accidenti") |
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