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al testo di Gian Piero Stefanoni
Ricorda dell’uomo il suo essere ape
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Ricorda dell'uomo il suo essere ape questa impollinazione a schiera delle mani, come l'ape chino e raccolto il corpo allo schiumare della terra.
E sa ascoltare il suo seme, il seme, e attendere nella dovizia se la posa nel guanto è ricamo d'anime diverse.
Non siamo estranei e tutto continua, il sorriso a crescere nelle auto delle piante, il loro evocarci e superarci come vino dal bordo dei vasi.
Attendono forse un assenso nuovo- ci chiedono- da una pronuncia che ora è di pochi. Il muoversi e trasparire nella sufficienza imperfetta dei covoni.
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da alcune fotografie di Paolo Di Lello
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Arcangelo Galante
- 02/04/2020 10:10:00
[ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]
Colpisce, il discorso dellautore, impegnato a voler “ricordare dell’uomo il suo essere ape” nonché le proprie conseguenze, relative al di lui operato. Lelenco delle impressioni personali, emergenti durante lo scorrere della lettura, si accompagnano ad accenni, considerazioni e riflessioni inerenti a fattori esistenziali. E il tutto, a dire il vero, potrebbe suscitare un certo fascino sul lettore, in quanto leffetto cè stato, a parere mio, lasciando, però, un retrogusto un po amaro - il muoversi e trasparire nella sufficienza imperfetta dei covoni - forse, intenzionalmente cercato dal poeta. Originali restano gli accostamenti utilizzati nellintavolare il tema trattato. Comunque sia, ottimo lavoro!
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