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al testo di Alessandro Martino
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Il corpo dimenticherà facilmente le ferite che non gli sono state inflitte dimenticherà presto il senso di libertà se esso dalla libertà non ne ricava nessun senso e può comunque stare in salute nella quiete di una stanza.
Fatica, invece, ad abbandonare la mente perché ne è succube e dissacratore. In essa c'è l'abitabile momento in cui può esistere felice e perfino morire. Un ricordo, altresì, riporterebbe al cuore.
Ricordare è un sollievo solo quando si è agito conduce ai momenti dopo una grande disfatta mai prima di quell'immagine grotta sulle amorevoli cure verso un padre rotto di lavoro e figli curvi sulla sua schiena un silenzio che fa del tempo l'unico tempo.
La mente è attaccata al bisogno alla paura di non essere presente, come il corpo lì seduta, nonostante l'affaccio sulle povertà sia convincente possono ancora mangiare di quel poco l'un l'altra ché è sempre più di ciò che entrambi, distaccati riescano a vedere.
Il mondo come lo conosciamo sta per finire e se siete quel corpo e quella mente distaccati cercatevi la mano e uscite. In strada. Finalmente. E quel qualcosa che ha avuto un sacrosanto inizio avrà una sacrosanta fine.
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