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al testo di Franco Bonvini
Il costruttore di frecce
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C'era una volta in fondo a una grande discesa da dove i bimbi scendevano su grandi carri di legno e cuscinetti d'acciaio una città. Oh, certo che si sbucciavano ogni tanto ma era quasi un vanto e poi in quella città ci abitava un'infermiera miracolosa che con due baci guariva i dolori. Era una città murata e stesa sulle rive di un lago sulle cui rive sorgevano castelli, e castellane che ti accoglievano nei giorni di pioggia. Era incastonata tra i monti e sulle cime piccoli indianini lanciavano frecce agli alberi e correvano sulle grandi praterie di narcisi. Da quelle cime partivano i falchetti che scendevano a lago a salutare i cigni e gli ospiti della castellana. Ci abitava anche il costruttore di frecce, il suonatore di fili d'erba e scalatore di rocce che sognava un piccolo indianino che lanciava frecce agli alberi. Lui e la sua regina infermiera, Lo riconoscereste ovunque, anche steso sul pavimento del bagno con la barba mezza fatta che qualcun altro finirà, aveva gli occhi pieni d'acqua, come i miei, e sulle rive sapeva farsi albero silenzioso, restava solo un suono, d'armonica, che ancora si sente.
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