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al testo di Guido Balbo
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A levante si direbbe: baratro augusto ricco a paure e mistero spende di gusto.
Ma a stretto avviso a ciotola s‘astringe nel buio totale la luminosa idea e al di là della vita l’altro contratto.
Disperazione il contatto tra novità, ancor priva di nome cognome, tasso tecnico e fantasia prolifica
profili di realtà accatastate sotto la fitta coltre delle scoperte.
Da Calpe e Abila a porte aperte si era estesa all’orizzonte appena oltre le colonne d’Ercole. Mentre tuttora attuale è croce verticale. Esempi di spaventosi maelstrom trascendenti il tempo e tempie martellanti buchi neri, scellerati steep anche in - challenger deep - oceanica fossa, lieve discesa sottopelle, di questa grande crosta.
E l‘uovo in piedi approccia ritto vuol sostenere la tensione di quel milione di pensieri neri dove nulla può, nemmeno la luce del sole ci si tuffa a capofitto. Rarefatto l’occhio schiuso vede altro come ogni anima rinchiusa in se che tutto, giù nelle foibe a piene mani spinge
fortificando il forziere delle proprie fobie.
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