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al testo di Alberto Rizzi
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Quegli occhi si piangevano l’azzurro per le cose passate di mano in mano di padre in figlio e le pareti trascorrevano piano i ricordi inchiodati loro oppure che si dileguavano in un oltre col passo pesante di un qualche malessere a lui straniero
Quegli occhi scavavano pioggia altre memorie
(il colore d’altri occhi incontrati piano in silenzio
richiami d’uccelli mai sentiti prima)
scavavano nello zampettio d’animali sotto ai pavimenti allora appena ritornati a tavole consunte scavavano nebbia ed emozioni di fari
E quella ruina che un tempo fu casa fu dimora da tutti i suoi mattoni torbidi lo fissava negli occhi
lei sempre più malferma al pensiero di come i suoi stessi ricordi d’ombre e magnetismi passassero di mano in mano di padre in figlio come nient’altro che un giudizio di dio
Nient’altro
(Tratta dalla raccolta inedita “Il mestiere e altri accidenti”) |
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