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al testo di Ivan Pozzoni
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Sono curioso di conoscere se, una volta iniziato il testo smetterò o meno di battere sui tasti, lasciandomi avvincere dalla noia di non scriver in anapesto, lasciandomi abbarbicare da un dolore che da dentro mi devasti.
Lascio andare la rima come chi non ha cose da dare scrivo dove non c’è scritto niente senza avere un vuoto da colmare come se ogni lettera rappresenti un incidente.
Respiro lento, come un malato di Covid in riabilitazione, ai bronchi lascio l’aria e ai nervi la disperazione, non mi va di strozzarmi col cordone ombelicale e rassegnare ogni mio bene alle aule del Tribunale.
Lockdownizzato fuori e carcerato dentro balbetto nenie come un Guglielmo Hotel senza degnar d’un centro la vita agra che da cinquant’anni mi accompagna a scriver versi che sappiano di lagna. |
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