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Madre di un popolo

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Il tempo si è fermato ai bordi di un sogno

e la lunga notte si avvolge nelle ombre.

Bella perché ha quel nome,

ancor più bella perché ha i colori del mare e del sole,

non è donna né mortale,

ma madre di un popolo.

 

Inutile il cielo per essa,

tormentosa la luce del fuoco,

beffarda la breve vita della nazione

che santificava i suoi giorni

e l'aria con canzoni e parole di tenerezza.

 

Ma lei offre sempre una speranza senza nome,

la speranza della libertà.

 

La meta al limitare dell'est,

dove apparvero le tenebre

annunciando il terribile dilemma:

dimenticare il segreto della libertà

e tornare a un mondo oscuro

e spopolato schiavo dei draghi

ma con ancora una parvenza di vita,

oppure lottare fino allo stremo

per scacciare dal proprio suolo

la morte e l'invasore.

 Vincenzo Corsaro - 11/03/2022 09:21:00 [ leggi altri commenti di Vincenzo Corsaro » ]

Io adoro la fantascienza, oltre al fantasy, ee c’era stato un periodo che avevo comprato una marea di libri, ma "Cronache marziane" non l’ho mai letto. Comunque concordo con te sul fatto del possedere, infatti ne ho parlato nel "Il viandante ", "Non aver niente e non voler niente
vuol dire avere il cuore libero dai beni illusori". Purtroppo molte persone questo non lo capiscono. Mi auguro solo che questa guerra non finisca con un massacro di vite. Ti auguro una buona giornata :)

 Salvatore Pizzo - 11/03/2022 02:11:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

... questi tuoi versi mi fanno venire in mente un brano da "Cronache marziane" di Bradbury. In questo brano ci sono dei marziani che, sulle loro navi del deserto inseguono un terrestre che, terrorizzato, spara ai velieri distruggendoli. Ad un tratto i marziani riescono a raggiungerlo. E uno di essi gli consegna dei fogli in mano: sono atti di proprietà che gli conferiscono il possesso del pianeta. Il terrestre rimane perplesso. Credeva che volessero ucciderlo perché era lui l’invasore. Invece gli stavano consegnando il diritto di proprietà. Allora uno di essi gli spiegò che a loro non era più necessario possedere qualcosa. Ormai erano andati oltre la materia. Dopo avergli detto ciò, si allontanarono sulle loro navi scintillando d’azzurre fiammelle nel vento marziano.
Almeno, così lo ricordo. Ma che c’entra con i tuoi versi? Ah, ecco: fino a quando ragioneremo nell’ordine di invasori ed invasi, saremo vittime di quel che è il senso del possesso, continuando a replicare le dinamiche violente e feroci di sempre.
Del resto, su questa terra, in questo universo, nulla ci appartiene. Nulla riusciremo a portarci appresso oltre l’ultimo cancello. Ogni cosa ci accompagna per quel che deve. Poi, come nasciamo, allo stesso modo moriamo: soli.
Grazie anche per l’occasione di riflessione con un caro saluto.

 Vincenzo Corsaro - 10/03/2022 23:51:00 [ leggi altri commenti di Vincenzo Corsaro » ]

È vero che la storia è sempre scritta dai vincitori, ma siamo noi a permetterglielo, come permettiamo a certa gente di fare di noi quel che vogliono purché ci lascino vivere la nostra vita. Ma poi, è veramente la nostra vita? È veramente quella che volevamo vivere? Credo che per l’umanità difficile è il giudizio, difficile l’innocenza. Ciao Franca

 Franca Colozzo - 10/03/2022 22:54:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

La storia si ripete, caro Vincenzo. Immemori restiamo a rimirar rovine: Siria, Afghanistan, Iraq, Libia, Sud Sudan, Yemen, etc. (l’elenco sarebbe troppo lungo) additano la differenza esistente tra l’essere dentro, vicini o lontani da un conflitto.
Ma gli uomini sono tutti uguali e perfidi spesso i leader, potenti dell’ultima ora, in bilico a volte sulle loro poltrone, spesso senza preparazione e incapaci di mettere la parola "fine" ad un conflitto o, meglio ancora, a non iniziarlo proprio.
Uscirne non è facile ed il giudizio della storia pesa su tutti gli uomini, anche se è pur vero che quest’ultima è scritta sempre dai vincitori!


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