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al testo di Lucia Triolo
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Io-ci-sono
nel balbettio confuso di ogni nuovo giorno quando respirare è mormorare un si ad attese d'ignoto mai interrotte e chiedergli: mi vuoi? Eccomi: la tazzina del caffè la prima sigaretta, la quotidiana banalità ad addentare lampeggianti voglie di vele gonfie sul mare e clandestina urgenza di reincarnazione. Ero bella nell'estate del 7 A.C.. Lo specchio mi rimanda ancora l'immagine e gli ebrei che, come me, avevano ascoltato i profeti erano vittoriosi di speranze. Parlavo anche il latino. nelle bettole all'aperto tra un sole di lucertole squamose e boccali di vino. Poi nacque Lui. divise il tempo come fosse gingillo. lucertola bella, ora ero DOPO. avevo attraversato una voragine con quella incalzante presunzione di io-ci-sono al netto di ogni ostinata indagine E ancora io-ci-sono tazzina di caffè fumante, bisbigliando buongiorno alla mia sorte che in questa nuova essenza ha trovato un modo caldo di fare ciao alla morte |
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