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al testo di Bowil da Wilobi
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Canta greve l’umano parco, spento tanta paura addosso, al non mi pento tremula fiamma d’aurora scadente ché senza natura, restiamo niente.
Privati di luce, nessuno audace in panni d’altri mai provati o passi senza luce. Al cielo, sguardo fugace impreca e prega in speranza che passi
come alone, fatidico memento non tramuti in rabbia l’essenza vera. Da annichilito spavaldo a chimera
sconfitta rifiuta e guerra non v’era. S’affretti tramonto a far primavera e riesca conforto ad aver sopravvento.
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