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al testo di Salvatore Pizzo
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Grazie mia cara, ora ch’è avvento e ghiaccia a poco dal solstizio, per avermi rimboccato le coperte ieri notte: ho dormito davvero bene in terra madre. Tanto che non intendevo storie, per uscirne fuori da quelle coltri. Si che il giorno fosse ormai fatto pieno. Per il resto non ho le competenze, ma nemmeno gli strumenti che vorrei per dar vita ad un simile connubio. Il lavoro di scrittura richiede solitudine, riflessione, amore, silente esaltazione: sofferenza! Il dolore dell’esistenza ti apre a sentire tutto, il rantolo pure; come anche dir d’adrenalina, prima che ci si schianti contro il muro vero. Spesso la scrittura è questo: lavoro, note oscure che, nell’inconscio a fondo rimangono a pender dalle palpebre, come sipari rei d’obliare, calati sulla tragedia dell’esserci…forse potremmo partire da qui: raddoppia verdi i miei occhi con i tuoi. Lavoriamo come tu dici a quattro occhi: dimmelo se possiamo trarne versi da questo grezzo scriver dello stato dell’arte. Dimmi che ancora è giovane la notte! |
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