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al testo di Roberto Fassina
La fossa
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La fossa (a Tymofiy Mykolayovych Shadura) Esausto l’occhio ammutolito al crudo inverno l’ultima cicca sfiati. Un tristo berretto di lana sul capo torto, scarpe mozze di neve impastoiate, la pala rugginosa, dentro la fossa pronta stai, diletta amata memorando i figli e i giorni gai Nichita in braccio a raccontar di fole gomitoli di lingue calde di camino l’ultima vodka e il tiepido cuscino. Rassegnato e stanco osservi la nuda terra scura e l’homo mercenario di sventura. (Spara con cautela, non svegliare il mio sogno di libero respiro)
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