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Scrivi un commento al testo di Maria benedetta cerro
DA prove per atto unico

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I luoghi dei labirinti

I labirinti sono affollatissime vie.
Sono luoghi d’incontri e prigionie.
I labirinti sono nodi insolubili
allegorie dei più profondi affetti.

~43~

Chi mi venne in sogno stanotte
sapendo che ero sul punto di morire?
Cercò di salvarmi
ma le mani ricadevano
e il corpo riprendeva la postura
della vita nel grembo.
Gemeva il gomitolo
– come per nascere – gemeva.
Il filo nascosto
che mi avrebbe tirato via da quell’inferno
non fu mai trovato.

~44~

Mi sono assentata.
Sono stata – anche per me stessa –
introvabile.
E non chiedermi dove sono stata.
– Non lo so –
Neppure adesso che cerco di capire
come fa l’anima a smarrirsi.
È il castigo dei labirinti
il contrappasso
dell’amore smisurato per la vita
– il confino negli abissi –

~45~

Tutto è cominciato
col dover andare nel buio.
Un ammaestramento a discernere
nel nulla un cammino possibile.
L’Anima ha passi pesanti
– porta in salvo un bambino tra le braccia –
L’Anima è femmina e conosce il parto.
L’Anima è piena di pesi
perciò sprofonda – pur avendo ali –

~46~

Ti avrò percorso come una pianura
dalla paura inseguita
o appena da lei scampata.
Non avrò dolore del ritorno
non avrò pensiero.
Il tragico è la follia
che non vede il suo principio.

~47~

Destarsi nello stupore
che altra vita è il sonno
– più dolorosa e senza pace –
Non riposa nel buio la stanchezza
ma per una strana bizzarria
a quella aggiunge altra fatica.
Ed è come avere il doppio degli anni
costringere il cuore al saliscendi
di muri a picco sul mondo
allenarsi a immaginare
che cadere oltre
può essere infine una fine migliore.

~48~

A chi hai dato ragione
che non sa nulla delle nostre pene?
Quale notte contiene
tutte le albe promesse?
Anch’esse furono recluse
ed è passato il tempo di nascere.
L’orrore narrato / più di chi lo vive
ferisce fino all’osso.
Ciò che sfinisce è lo sfioramento
del dubbio che sia la barbarie
a cessare prima della vita.

~49~

Così profondamente / o più lieve
come una foglia erosa
la cui filigrana in trasparenza
d’un gioiello costoso evoca la foggia.
Come una pioggia leggera
o certi veli di sposa
tale e impalpabile cala la tristezza.
Ed io vorrei a volte essermi madre
darmi una carezza / smettere il rifiuto
di un’attenzione / un gesto
e persino di una bella parola
sentire sul capo come un peso.

~50~

Di una gentilezza
quasi colpevole del suo sembrare
sentire su le antenne di chiocciola
come una carezza
e ridursi nel guscio
ché un gesto amorevole
può a volte anche spaventare
– o semplicemente –
deve farsi avvezzo il cuore
a un altro modo di amare.

~51~

Dei gerani ridotti a scheletri piegati
alcuni restano vivi
e stretti alla lanterna forata
che manda dal fregio luce arabescata.
Una ciocca di fiori quasi schiusi
un verde illuminato
un’isola estiva il crudo inverno sfoggia
come non avesse le altre piante ucciso
e fosse gloria sua quel piccolo miraggio.
Così agli umani
basta uno sguardo luminoso
un sorriso
a fugare il sapere doloroso
d’essere sospesi al caso.

~52~

Che nessuno si ricordi / di questa porta.
Una cosa / anche / vuole star sola
non cigolare più
non vedersi attraversata
lasciare imbrunire la maniglia
restituire passaggi
lavare impronte con la polvere
che ha bendato il respiro
accecato in bocca le parole
che avremmo potuto ancora dire

 Laura Turra - 10/04/2024 13:21:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Ho volutamente dedicato tempo a queste tue "Prove per atto unico".
Sei meritevole di attenzione. Un piacere leggere i tuoi versi.
Grazie, Maria Benedetta!

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