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al testo di Ivan Pozzoni
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Perdendo i capelli senza rimedio la mia poesia d’un maschio testosterone non riesce a mantenere acconciature punk, creste verniciate dai mille colori dell’arcobaleno: rosso, come due bicchieri di vino nei meandri ebbri del centro di Bordeaux; verde, come olive di smeraldo nelle tasche dei Buddha della vostra giovinezza; giallo, come i sogni solitari dell’artista pazzo, sospesi tra manicomi mascherati da famiglia, lavoro a tempo indeterminato e notturni incontri in squallidi Mc Donald’s; arancione, come steli d’arancio nelle mani di bisbetici responsabili di magazzino, allergici a qualsiasi forma di razionalità; blu, come occhi di donne, occhi di uomini, occhi di gatti, che non nascondono la luna all’amore o alla saggezza; viola, come i manifesti funebri della cultura di massa esposti nei cinema, nelle palestre, e nei negozi di cd; indaco, che nessuno d’un po’ sensato sa cosa sia, e che a nessuno d’un po’ sensato interessi saperlo.
Fate attenzione, amici, nemici, o indifferenti: perdendo i capelli, la mia poesia alopecica, come una gatta troia e sdentata finita sotto a un camion dell’inferno mantiene il vizio di stingere colore dappertutto, spruzzando il mondo d’aglio, olio bollente, e strutto.
[Riserva indiana, 2007] |
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