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al testo proposto da Giorgio Mancinelli
Sfogliando ... William Ernest Henley
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"Invictus" Dal profondo della notte che mi avvolge buia come il pozzo che va da un polo all'altro, ringrazio qualunque dio esista per la mia anima invincibile.
Nella feroce morsa del caso non ho arretrato né ho gridato d'angoscia. Sotto la scure della sorte il mio capo sanguina ma non si piega.
Oltre questo luogo di collera e lacrime incombe solo l'Orrore dell'ombra, eppure la minaccia degli anni mi trova, e mi troverà,senza paura.
Non importa quanto sia stretta la porta, quanto pieno di castighi il destino. Io sono il padrone della mia sorte: io sono il capitano della mia anima.
Tratta da "La manomissione delle parole" di Gianrico Carofiglio, che così l'annota: Il coraggio, il rispetto di noi stessi, l'eleganza, il senso dell'umorismo inteso come attitudine morale sono le qualità che ci rendono padroni della nostra sorte, anche di fronte alla "feroce morsa del caso".
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Franco Fabiano
- 20/12/2010 15:02:00
[ leggi altri commenti di Franco Fabiano » ]
"Sotto la scure della sorte / il mio capo sanguina ma non si piega" sono i versi nei quali maggiormente mi identifico e, con umiltà, desidero evidenziare per quanto racchiudono di simbolico ma, soprattutto, di significativo. Un bel testo che induce a meditare sulla vita.
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Roberto Perrino
- 20/12/2010 12:44:00
[ leggi altri commenti di Roberto Perrino » ]
Un testo esemplare di religione laica! Una bella proposta.
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