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Disturbo paranoide di personalit

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Guido Brunetti

Disturbo paranoide di personalità

 

Definizione e terminologie diagnostiche

 

  Il disturbo paranoide è classificato tra i disturbi di personalità ed è caratterizzato da un pattern di diffidenza e sospettosità. 

   Il termine paranoia ( dal greco parà, fuori e nous, mente)  è stato utilizzato per primo da Kahlbaum nel 1842, rilevandone la "specificità" rispetto ad altri quadri morbosi. Il primo studioso a definire il concetto di paranoia come una psicosi caratterizzata da un sistema delirante è stato Kraepelin, seguito da Cameron, Kretschmer, Freud e da tutta una schiera di altri autori.

 

  Il fenomeno della paranoia esiste sin dalla nascita delle prime forme associative tribali, è contemplata nella mitologia greca ed è presente in Ippocrate, Galeno e Aulo Cornelio Celso.

   La paranoia è la formazione di un sistema delirante, sviluppato a partire da certe premesse sbagliate, non dimostrabili. E' un sistema di pensiero coerente, lucido, dogmatico e pseudo-logico.

 

  Nel tempo, sono state proposte numerose terminologie diagnostiche: personalità paranoica, sviluppo delirante di personalità, disturbo paranoide, personalità paranoide.

 

  I disturbi più tipici. 

   

  I disturbi più tipici sono quelli di gelosia- convinzione di essere tradito dal coniuge- e di persecuzione- vittima di complotti o di ostilità.

  Il delirio di gelosia consiste nell'interpretare gli aspetti e i dettagli più innocenti del comportamento del coniuge come indizio o prova di tradimento. La persona può essere gelosa in modo patologico, spesso sospetta, senza alcuna giustificazione che il coniuge sia infedele,  mettendo in dubbio i luoghi in cui egli si trova, le sue azioni, le sue intenzioni e la sua fedeltà. 

   E' un comportamento che produce idee irrazionali, che contrastano con il buon senso, ma che  vengono credute fermamente.

  Il paziente paranoide in sostanza nutre un forte attaccamento affettivo ai propri convincimenti patologici. E' alterazione del rapporto con la realtà.

 

  La personalità del soggetto paranoide.

 

   Il paranoide non dialoga. L'altro è vissuto come persecutore, da cui mantenersi a distanza. Anche i più cari, familiari, amici, compagni finiscono per rivestire i connotati del nemico.

   Egli non è in grado di prendere le distanze dalle sue idee o accettare altri punti di vista, cioè diversi modi di spiegare le cose.

   E' un atteggiamento caratterizzato da ostilità e testardaggine.

 

    Il paziente è resistente ad ogni giudizio. Qualsiasi tentativo di convincerlo con prove di fatto e ragionamenti razionali è destinato a un penoso fallimento.

   Di qui, il termine delirio, che deriva dal latino "lira", il solco traccaiato dall'aratro, per cui "de-lirare" significa "uscire dal seminato", ossia "sragionare".

 

  La sua personalità, secondo autorevoli studiosi, è caratterizzata da: diffidenza, sospettosità. permalosità, dogmatismo, litigiosità, ostinazione, marcato egoismo, freddezza affettiva, alto concetto di sé, sentimento di inferiorità, superbia, fanatismo religioso, ansia, atteggiamento difensivo, aggressività.

 

   Altri  autori hanno parlato di:

Insicurezza, tendenza all'isolamento, al rimuginare, a stare costantemente all'erta, restringimento e coartazione dell'affettività, testardaggine.

 

Definizione di "Disturbo paranoide di personalità".

 

   Il disturbo paranoide di personalità rientra nella definizione generale di "disturbo della personalità".

   Un disturbo di personalità- secondo il "Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali" (DSM-5)- è un pattern costante di "esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell'individuo; è pervasivo e inflessibile, è stabile nel tempo e determina disagio o menomazine".

 

Caratteristiche diagnostiche.

 

   La caratteristica essenziale del disturbo paranoide di personalità è, come abbiamo detto, un pattern di "diffidenza e sospettosità" nei confronti degli altri.

   Sulla base di prove insignificanti o senza prove, questi soggetti sospettano di essere  "ingannati, danneggiati o aggrediti" dagli altri. Dubitano della lealtà di parenti, amici o colleghi e sospettano che gli altri "complottino" contro di loro. Diffidono anche dei complimenti, i quali spesso vengono mal interpretati.

 

Criteri diagnostici.

 

   Sono presenti i seguenti elementi:

1. Il paziente sospetta, senza fondamento di essere sfruttato, danneggiato o ingannato dagli altri.

2. Dubita, senza giustificazione, della lealtà o affidabilità di parenti, amici o colleghi.

3. E' riluttante a confidarsi con gli altri.

4. Legge significati nascosti minacciosi o umilianti su eventi benevoli o osservazioni.

5. Porta rancore.

6. Percepisce attacchi non evidenti agli altri ed è pronto a reagire con rabbia.

7. Sospetta in modo ricorrente, senza giustificazione, della fedeltà del coniuge.

 

Terapia. Trattamento farmacologico e psicoterapia.

 

   Il trattamento psicofarmacologico indicato è di tipo neurolettico. Non si esclude l'utilizzazione favorevole di antidepressivi.

 

   Indicazioni psicoterapeutiche.

 

   L'intervento terapeutico risulta difficile, complesso e delicato. Il disturbo infatti non viene percepito né riconosciuto dal paziente, per cui difficilmente egli è disponibile a farsi curare.

   Il rapporto tra paziente e psicoterapeuta deve essere caratterizzato da un clima sereno e da una comunicazione chiara e realistica.

   All'inizio, il giudizio sul disturbo va tenuto sospeso, lasciato da parte, non va attaccato né rinforzato, ma semplicemente messo ai margini.

 

   Occorre evitare qualsiasi tentativo di dimostrare che la nuova spiegazione dei fatti che si va elaborando è più vera di quella delirante, ma semplicemente che è "un'altra possibile".

   Con pazienza e lentezza, bisogna elaborare un'ipotesi alternativa, che contempli la possibilità del dubbio.

 

   In primo luogo, si tratta di far costruire al soggetto "spiegazioni alternative", ad esempio, chiedendogli: "Se le cose non stessero come lei sostiene, come potrebbero stare?". E' necessario condurre il soggetto a scoprire che possono esistere "diversi punti di vista". Sollecitarlo quindi a scoprire nuovi territori, nuove implicazioni, nuove prospettive, nuove soluzioni, nuove ipotesi.

 

   Queste strategie sono dirette a indurre il paziente a "cambiare idea", a modificare i suoi pregiudizi, e accorgersi di "avere sbagliato". In questa direzione, l'interesse per il suo delirio diminuirà, sarà considerato un fatto passato, sensa senso, ridicolo e di cui vergognarsi.

 

  Il disturbo paranoide di personalità, infine, è stato analizzato anche dalla psicoanalisi. Per la teoria psicoanalitica, questo disturbo è l'espressione di "meccanismi di difesa", di "proiezione": il soggetto attribuisce ad un'altra persona proprie realtà emotive inconsce, paure o confliiti inaccettabili. Egli espelle da sé e localizza- proietta- nell'altro le sue rappresentazioni "intollerabili", "inconfessate", cioè tendenze, inclinazioni, sentimenti e desideri che egli rifiuta in sé. Vengono cioè addossati ad altri soggetti comportamenti malevoli che sono "proiezioni" delle sue paure e dei suoi desideri, fatto particolarmente presente nel delirio di "gelosia paranoica", quando la persona imputa l'infedeltà al proprio coniuge.

  

   

 

 

 

   

 

 

 

 

                         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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