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Lampedusa e il potere della TV

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Nel 1976 il grande Sidney Lumet ci regala uno dei suoi capolavori: Quinto potere, un film sul potere dei mass media e della televisione in particolare. Nel 1977 vincerà quattro Oscar, il Golden Globe e altri prestigiosi premi. Purtroppo la televisione italiana, presa nel suo insieme, pubblica e privata, non ama trasmetterlo frequentemente, e a ragione, visto che sul banco degli imputati c’è proprio lei, la televisione. Vi suggerisco di rivederlo, vi accorgerete del carattere profetico della pellicola che sembra raccontare una storia contemporanea e non datata 1976.

Perché mi è venuto in mente il film? Semplice, riflettendo sul caso Lampedusa.

Quello che sta accadendo in queste settimane a Lampedusa, così ben documentato da squadre attrezzate di giornalisti e commentatori, avviene da venti anni. Avete letto bene: venti anni. E’ dagli anni novanta che poveri cristi lasciano le proprie case e i propri affetti, i propri legami parentali e tentano la sorte in Paesi più “ricchi” che possono offrire, soprattutto ai giovani, un futuro migliore. Da cosa fuggono questi giovani? Dalla povertà, concreta, reale, fisica, ma anche dalla povertà di aspettative, di opportunità, di scelte. Fuggono dalla guerra, dalla brutalità della guerra che in alcuni Paesi, vedi Eritrea e Somalia per esempio, dura da venti anni. Fuggono dalla schiavitù fisica e morale che in alcuni Paesi impedisce il normale svolgersi di una vita che si possa definire civile. Fuggono da Governi nazionali che per decenni, da quando hanno ottenuto la fine del Colonialismo, si sono sostituiti ai governanti europei occupanti, continuando a vessare il popolo come accadeva in passato. Corrono verso il mondo nuovo, attraente, accattivante che la televisione satellitare mostra loro, mentre sono seduti in un bar polveroso a bere una birra perché non c’è molto altro da fare nella loro città.

Affrontano migliaia di chilometri con ogni mezzo di locomozione per arrivare sulle rive del Mare Nostrum, che è però di tutti, non solo Nostrum, e qui, non trovando altri mezzi, ripeto, non trovando traghetti o navi da crociera, si affidano a uomini senza scrupoli che sfruttano la loro voglia di cambiare vita.

Per molti di questi, i più sfortunati (ma non ne sono sicuro), la vita terminerà in mare aperto, per altri, i più fortunati (ma non ne sono sicuro) sulla banchina di un porto italiano. E qui mi fermo.

Immenso è il dolore che provocano in ogni cuore questi viaggi della speranza. E’ forse un delitto essere nati in Somalia, in Eritrea, in Siria? Quali colpe deve scontare dalla nascita un bambino egiziano, un ragazzo libico o un neonato sudanese?

Ma detto ciò, questi viaggi avvengono da oltre venti anni, perché la televisione se ne occupa solo in determinati momenti, creando ondate emotive, e poi, passata la tempesta, tutto torna nel dimenticatoio? Certo che un bambino di un anno annegato in mare aperto insieme alla sua mamma ci fa star male, soprattutto se ce lo fanno vedere in TV all’ora di cena. Ma quanti bambini muoiono in Africa per il morbillo? Un bambino ogni minuto (per informazioni consultate il sito: http://www.measlesrubellainitiative.org/) . Di più, quanti bambini muoiono in Africa prima di aver compiuto un anno di vita per la malnutrizione? Milioni, ma i loro visini non ci vengono mostrati in televisione all’ora di pranzo, perché ciò disturberebbe le nostre tavole.

Perché la televisione non ci spiega che le guerre da cui scappano questi poveri cristi sono combattute con armi prodotte e vendute in gran parte da industrie europee ed occidentali? Ma c’è l’embargo! risponderebbero subito i Governi europei, le nostre armi non finiscono in mano ai ribelli!

Ipocrisia, cioè simulazione di virtù allo scopo di ingannare. Questa è la parola che ho più sentito pronunciare dai politici in questi giorni, politici di sinistra, ma anche di destra. In effetti mi sembra la parola giusta. Ma la prima ipocrisia riguarda i soloni della televisione, i personaggi politici, sempre gli stessi, che si sdegnano per quanto sta accadendo e che non fanno nulla per spiegare perché queste cose accadono e cosa bisognerebbe fare perché non accadano più: per esempio la pace in Eritrea e Somalia, la pace in Siria e cooperare con tutti i Governi del Nord Africa per mettere in atto piani di sviluppo economico a sostegno di quelle Nazioni.

Solo così i giovani africani resteranno a vivere nel loro Paese di origine perché avranno l’opportunità di costruirsi la propria vita in santa pace, come sarebbe giusto che avvenisse per ogni bambino nato in ogni angolo della terra.

E’ dai tempi del bambino Gesù che i poveri cristi sono costretti a scappare a causa della sete di potere che alberga nel cuore degli uomini. Quando la televisione ci mostrerà l’unica via per salvare l’isola di Lampedusa e le speranze di migliaia di giovani africani?

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