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al testo di Maria Musik
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Ormai s’è fatta sera: sono andati via tutti. Domani è Pasqua e c’è da preparare. Ma non è ancora ora di chiusura ed io mi prendo ciò che mi appartiene. La vasca, finalmente, vuota. Mi lascio andare ed il corpo viene su, senza più peso, senza più pesi. Inalo la calda, sulfurea umidità perché si annebbi anche l’ultimo pensiero e rimango lì a galleggiare. Le bocche degl’idromassaggi creano strane correnti ed il bacino diviene poppa, la testa prua. Solo il naso è fuori dall’acqua, come una polena e gl’occhi rimirano un cielo di mattonelle lattee costellato da ghirigori d’ombra e luce che mutano colore durante la navigazione. Forse, questa è la vita oppure la morte. Non mi importa: la sola cosa che conta è galleggiare, lucida, calda, pronta ad uscire incontro alla notte.
Nelle chiese si fanno veglie: io veglio il cielo gonfio di nuvole. Aspetto che una stella si mostri. Se vedrò una stella, allora saprò che siete vivi, non so dove, né quando, né quanto. Ma se vedrò il mio astro, allora vuol dire che ci siete. Tolgo gli occhiali e come per miracolo, eccola che compare. Un intermittente azzurrognolo punto luminoso. Siete voi che mi dite: “...- .. ...- .. -.-.--”. |
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